La fase della carriera prettamente synthpop dei Depeche Mode subisce una brusca (e pressoché definitiva) frenata nel 1986 con la pubblicazione di “Black Celebration”, titolo quanto mai esplicativo delle intenzioni della band. I Depeche Mode si fanno dark e rock al tempo stesso, scurissimi nelle tematiche, cupi nelle interpretazioni di Gahan, non più luccicanti ma ricoperti da una coltre nera sputata fuori dai synth di Martin Gore e Alan Wilder, definitivamente padroni del mezzo e dei suoi molteplici utilizzi. L’anno seguente quelle stesse atmosfere vengono bissate con Music For The Masses, che affina ancor di più il lavoro sintetico del duo Gore/Wilder rendendolo un monolite, con Martin che si dedica per la prima volta alla chitarra in modo continuativo, accentuando così l’aspetto rock del disco. I Depeche Mode raggiungono l’obiettivo prefissato, uscendo dalle discoteche per entrare nelle arene come ogni grande rock band che si rispetti: i singoli Strangelove, Never Let Me Down Again, Behind The Wheel e Little 15 diventano inni che fanno ancora ballare ma in modo diverso rispetto al passato, sono cavalcate oscure perfettamente rappresentate dai videoclip in bianco e nero realizzati da Anton Corbjin. Il disco sbanca anche negli Stati Uniti, dove i Depeche Mode si affermano per la prima volta al pari di altre band con ambizioni universali, con Dave Gahan nel bel mezzo di una spirale autodistruttiva fatta di eccessi che contribuiranno enormemente alla chiusura della virtuale trilogia nera iniziata con “Black Celebration”, consolidata con “Music For The Masses” e suggellata poi nel 1990 con “Violator”.
DATA D’USCITA: 28 Settembre 1987
ETICHETTA: Mute / Sire