La fame. Ecco, se dovessimo indicare il motore primo che esattamente vent’anni fa portò alla nascita de Il Cibicida, potremmo benissimo trovarlo nella fame. Quella di cinque amici, cinque ragazzi universitari che già dai banchi del Liceo Classico “Mario Cutelli” di Catania dedicavano gran parte del loro tempo, anche e soprattutto quello che avrebbero dovuto riservare allo studio, ad ascoltare quanta più musica possibile, scambiandosi opinioni, considerazioni, litigando su punti di vista diversi, coordinandosi su quali CD acquistare in modo da avere un ventaglio di scelte (e di copie pirata, va da sé) il più ampio possibile. Una fame di musica non solo da ascoltare ma anche da vivere, quella fame che ci portava a percorrere centinaia di chilometri in treno o bus da Catania, ai confini dell’Impero, fino a Napoli, Roma, Bologna, Verona o Milano, “solo” per andare a vedere gli R.E.M. o i Pearl Jam, i Cure o gli Smashing Pumpkins.
Come spesso accadeva, quel pomeriggio di vent’anni fa eravamo insieme a parlare di chissà quale disco, chiusi nello studio da medico del papà di Riccardo. Bevevamo chinotto e aleggiava il nome di Layne Staley, morto giusto qualche giorno prima. Il web cominciava davvero a prendere piede, Emanuele iniziava ad avere qualche minima competenza di HTML e quindi c’era già il progetto embrionale di spostare su internet quelle nostre discussioni da bar. In qualche modo lo facevamo già , in una sorta di forum virtuale che era più un’enorme mailing list, ma volevamo andare oltre, arrivare a un “pubblico”. Ma occorreva dargli una forma, una struttura, capire chi si sarebbe occupato di cosa. Soprattutto mancava un nome. Scartammo immediatamente soluzioni facili e banali, niente rock, indie, grunge, metal, pop, volevamo un nome che fosse nostro e di nessun altro, che potesse rappresentarci.
Dopo una sequenza incredibile di proposte e bocciature (per dovere di cronaca, riportiamo che la qui presente webzine a un certo punto avrebbe anche potuto chiamarsi “Intimi Sospiri”, ma fortunatamente per noi e per voi ciò non accadde), opinioni scambiate via e-mail e di presenza, quel pomeriggio l’illuminazione, con Vittorio che propose di affidare al caso la scelta del nome per il nostro sito internet: “Apriamo il vocabolario di latino in una pagina qualsiasi e indichiamo col dito”. Nessuno ebbe nulla da obiettare, anche perché eravamo imbottigliati in un cul-de-sac senza via d’uscita. Allora Riccardo prese il dizionario e lo aprì di getto, senza guardare scorse il dito fra le voci e, quando si fermò, segnava esattamente CÄbÄcÄ«da. Qualche attimo di silenzio. “Forse è una stronzata”, nessuno lo disse ma era il pensiero di tutti. Poi leggemmo il significato: “Mangione”… e poi più giù “Ammazza pane”. E lì fu tutto chiaro, era quello il nostro nome. Anche perché quando all’inizio si parlava di “fame”… beh… diciamo che ai tempi se la musica era indubbiamente la nostra passione principale, anche quella per il cibo e le schifezze in generale non scherzava mica, serate e nottate intere passate tra un panino con porchetta, doppio formaggio e condimenti vari ed eventuali e un frappè alla Nutella, poi un tamarindo al chiosco, poi magari un altro panino e via discorrendo in un loop di zuccheri e grassi saturi che oggi ci ucciderebbe. Quindi, insomma, chi più “cibicida” di noi?
Negli anni, soprattutto all’inizio (che poi s’è fatta ‘na certa), concludevamo spesso le interviste con un’ultima domanda che era diventata una sorta di rito: “Se ti dico Cibicida, tu a cosa pensi?”. E abbiamo ricevuto risposte e interpretazioni tra le più disparate: un insetto, un medicinale, un assassino che uccide la gente ingozzandola, anche qualche scocciato “non ne ho idea” che sapeva tanto di “ma che domanda del cazzo mi state facendo?”. Qualcuno c’è andato vicino, così come tante altre persone, tra lettori e collaboratori assecondatisi su queste pagine nel corso degli anni, hanno indagato sull’origine di questo strano nome. Non che fosse un segreto, ché quando è stato scelto il termine “hype” non andava ancora di moda, ma diciamo piuttosto che è sempre stato un qualcosa di privato di cui non dare troppe spiegazioni, come una di quelle discussioni tra amici fino a notte fonda davanti a un panino di Don Pippo (per i non catanesi, una istituzione della ristorazione notturna).
Oggi, trascorsi vent’anni e decine di collaboratori, era il momento che questa piccola storia di fame e amicizia venisse scritta e diventasse parte di questo sito, sebbene per noi cinque lo sia da sempre.