Succede che giovedì 10 Dicembre va in onda la finalissima dell’edizione 2020 di X Factor. Succede che, dei duetti giudice-finalista in programma, il primo ad andare in onda è quello tra il power duo Little Pieces Of Marmelade e Manuel Agnelli, ritornato nuovamente in cattedra per la quarta volta dopo un anno sabbatico. L’esibizione prevede Veleno, uno dei classici dei suoi Afterhours che, come da ultra ventennale consuetudine, Agnelli inaugura roteando a mo’ di ninja il microfono attaccato al cavo, completamente a torso nudo. Apriti cielo. Esplode Twitter, esplode Facebook, esplode Instagram e siamo sicuri che anche Linkedin abbia avuto qualche ripercussione, esplodono anche social che ancora dovevano essere lanciati e che quindi non saranno più lanciati. Breaking news à gogo, c’è un uomo di mezza età nudo in prima serata su Sky Uno!
Ora, non siamo qui a fare gli “alternativi” a tutti i costi, affatto. Anche perché c’è poco da sentirsi alternativi o da bullarsi nel conoscere una band enorme come gli Afterhours e sapere cosa aspettarsi da una canonica − perché di quello si tratta − performance rock. Il problema, strabordante e profondamente culturale, è che la sorpresa negli occhi dello spettatore medio di X Factor derivi da un torso nudo che evidentemente passa come una stramberia, un gesto eccessivo, un atto di ribellione. E la gravità, si badi bene, trascende il non aver mai sentito parlare degli Afterhours o non averli mai visti dal vivo, che lì si rientra pur sempre nell’ambito delle propensioni personali verso un genere musicale o verso qualcuno/qualcosa. L’aspetto sconvolgente dell’intera faccenda, sfociata nel boom di ricerche su Google e nella morbosa curiosità sul fisico di Manuel Agnelli, sta nella totale assenza di percezione di cosa possa essere un concerto rock a qualsiasi livello. Nella sorpresa di vedere un uomo di 54 anni, con la barba ingrigita da 30 anni di carriera, che si esibisce in quel modo.
Chi si è stupito di quel torso nudo in diretta su Sky Uno, semplice spettatore o meno che sia, non ha evidentemente mai messo piede per caso in un localino dove il batterista di una qualsiasi cover band, arrivati a metà set, si sfila la maglietta rimanendo ricoperto solo del proprio sudore; non ha mai visto o sentito parlare di Piero Pelù e dei Litfiba; non ha mai visto neanche una foto di repertorio di Iggy Pop, uno che si fa vedere in giro più nudo che vestito anche adesso che ha varcato la soglia dei settant’anni; non deve aver mai incrociato, incredibilmente, una di quelle iconiche immagini di Jim Morrison ormai divenute stampe da t-shirt più che memorabilia rock. E se l’ha fatto, a questo punto non si è mai chiesto il perché di tutto ciò. Neanche per pura e semplice curiosità, mica per reale interesse verso i soggetti in questione.
Sorprendersi di quel torso nudo equivale a sorprendersi delle luci stroboscopiche in discoteca, dei pantaloni col cavallo alle ginocchia dei rapper, delle coreografie di una boy band. Esempi già ampiamente riproposti in TV e anche ad X Factor che non hanno certo mai sconvolto o incuriosito nessuno. In Italia invece sconvolge il rock, anche il più banale e convenzionale che possa esistere. Sconvolgono i canovacci del rock, le sue fiction (nel senso narrativo del termine), sconvolgono una cultura e un’attitudine che sembrano sempre più non appartenerci − ammesso ci siano mai appartenute davvero − neanche nelle loro espressioni più basiche. Ed è tremendamente triste che non si parli d’altro da due giorni, in attesa del prossimo pezzo di carne da macello che soppianti quel torso nudo.
Fossimo nella produzione di X Factor e fosse ancora vivo GG Allin, gli avremmo affidato senza indugio la categoria “under uomini” della prossima edizione: