A Horse With No Name
America
“America”, 1972
Ti chiami America, fuori ci sono gli anni Settanta. Ti piace fare il rock‘n’roll. Tre ragazzi inglesi con i padri nati negli Stati Uniti. Il sole della West Coast contro la pioggia londinese. L’immaginario degli America è un continuo contrasto anglo-americano. Il fermento di Londra contro i deserti dell’Arizona. I tetti appuntiti e le antenne delle TV contro il sole rotondo della radura. A Horse With No Name è una canzone sulla libertà: di spirito, di corpo. Una galoppata con il vento a scompigliare i capelli lunghi. Una ballata leggera, inzuppata di luce. Chitarre, cori celestiali, bonghi, rugiade, piante e terriccio. “Nel deserto non piove mai e puoi ricordarti il tuo nome” – dicono gli America. Come a dire: serve la solitudine e la libertà per far pace con se stessi. Come a dire: la confusione invece ci rende anonimi, ci rende cavalli senza identità. E poi c’è la magia. Perché se il deserto lo cavalchi a lungo, se ti fai prendere dal gusto, dall’alito della brezza, dai rintocchi di eco. Se il cielo sopra la tua testa è una parete azzurra per nulla temibile. Se cavalchi veramente verso qualcosa, allora tutto si trasformerà. La tua pelle sarà abbronzata, il dolore sarà scomparso e poi il deserto, sì il deserto, si trasformerà in “mare, e colline, montagne, uccelli, alberi”. E ne sarà valsa la pena.