Annarella
CCCP – Fedeli alla linea
“Epica Etica Etnica Pathos”, 1990
Con questi vestiti a fiori, questi abiti stile flamenco. Geisha, danzatrice, dama dell’800, sbandieratrice. Annarella Giudici per i CCCP era un fascio di luce nella guerriglia punk e nell’insostenibile leggerezza di picconarlo (il punk) con il gioco delle contraddizioni e la foga del calembour politico. Ah, Annarella! Quanto sei bella Annarella! Mentre una drum machine freddamente segna il tempo, mentre Zamboni violenta un chitarrone e Giovanni Lindo Ferretti ripete ossessivo i suoi testi di battaglia cultur-socialista, Annarella ballava, leggera, sinuosa come un serpente. Annarella per i CCCP era l’ossigeno filtrato attraverso una maschera, il sogno del mondo. Era l’amore consumato in un appartamento occupato. Il mondo è allo sconquasso. Cadono muri, cadono nazioni. È freddo. Giovanni e Massimo non mollano un centimetro. Tesi come filo spinato e come certe piccate rivendicazioni. Ma questa canzone, dedicata alla donna più sgargiante della loro vita, è un fiorellino che cresce sul davanzale di un palazzo di cemento.
Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così
non dire una parola che non sia d’amore
Giovanni Lindo Ferretti, si prende una pausa sigaretta, sibila sopra una tastiera quasi giapponese. Inaugurando di fatto la crisi di un progetto musicale che inizia a mostrare lividi e ferite insanabili. Perché si sa, quando cedi all’amore è perché la guerra è finita.