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#MySong: “Atlantide”, Francesco De Gregori

Atlantide
Francesco De Gregori
“Bufalo Bill”, 1976

In amore si sbaglia. E il risultato è che attorno poi l’errore si trasforma in una città con le sembianze dello sconforto. Ogni cosa muta profilo: palazzi di nostalgia, strade di malinconia. Atlantideè questo. È per De Gregori il risultato di un amore che finisce, ma anche e soprattutto di un pezzo di sé che se ne va. Una ballata di solitudini, di luoghi remoti. Non sono decisive le parole di questa canzone, ma il senso olfattivo che portano in dote, oltre naturalmente all’impressione stampata sul muro come umidità. Un uomo si ritrova da solo con “barattoli di birra disperata” e “un cappello pieno di ricordi”. È colpevole di aver mandato tutto all’aria. Ora vaga per i luoghi cercando di nascondersi il meglio possibile (Roma, Napoli, la California) con “la faccia di chi ha capito e anche un principio di tristezza in fondo all’anima”. Ma in realtà non si trova da nessuna parte se non nel suo cantuccio di confusione. Atlantide è una città che non esiste ma che quell’uomo sa bene essere conficcata nel suo stomaco. E in amore si sbaglia. Si confondono i piani. “Ditele che l’ho perduta quando l’ho capita – canta De Gregori – ditele che la perdono per averla tradita”. Serrande abbassate.