Ballad Of Big Nothing
Elliott Smith
“Either/Or”, 1997
Quanto è lungo un pomeriggio senza tramonto. Quanto è lunga l’attesa. Dov’è tuo fratello? Quando cavolo arriva? E quando arriva, cosa facciamo? Si potrebbe andare a comprare delle caramelle, si potrebbe andare alla parata. “Possiamo fare ciò che vogliamo, quando lo vogliamo, nessuno potrà fermarci”, bene: ma allora perché restiamo così immobili? Perché restiamo qui, seduti sui gradini davanti casa a farci investire dal vento tiepido. È colpa del caldo? Elliott Smith pettina una chitarra acustica, la sua ballata di fine secolo ci racconta l’agrodolce di un mondo in sospensione tra miccia accesa e cilecca. Il grande niente è la noia, è la sensazione di essere spettatori di una parata: vedi passare la carovana ma resti dietro le transenne. Ti viene lanciata qualche caramella e tu la afferri al volo, ma resta solo un contentino. E ti illudi: “Posso fare ciò che voglio, quando lo voglio”. Ma intanto stai di qui delle transenne. Mentre il mondo scorre.