Goodbye Kiss
Kasabian
“Velociraptor!”, 2011
La strada, il casino, le ore piccole. Ci amiamo perché ci amiamo o perché ci facciamo compagnia in questo caos che è la vita? I Kasabian ci raccontano di come si consuma lentamente la candela di una coppia esasperata da una vita al limite. La tavoletta dell’acceleratore è al massimo, la notte scorre a destra e sinistra. Che facciamo? È ancora presto. Un altro bicchiere? Ma ci va? All’inizio era tutto così romantico. “Ci baciammo, io mi ruppi il polso, ma tu mi dicesti che non importava perché l’amore è difficile da trovare” – Tom canta con un magone in gola. Le montagne russe, le urla saltando sul materasso. Che ci importa di trovare un lavoro, c’è quel pezzo che ci piace alla radio, non alziamoci stamattina, restiamo a letto, fumiamo tutto il giorno. Ma poi, finisce ogni cosa, poi arriva lo strappo. E lo strappo è questa canzone d’addio, melanconica. Violini piangono in una ballad intrisa di acqua piovana. “Forse i nostri giorni sono finiti, niente più risate, niente più fotografie, il rock’n’roll ci ha reso pazzi”. Uno schioccare di dita ci ricorda che la musica è già il passo successivo, l’accettazione. La prima marcia nel cambio di un’automobile lanciata in corsa.