Hungry Heart
Bruce Springsteen
“The River”, 1980
Sono fatto così, che ci posso fare. Se il cuore chiama, io vado. È una colpa questa? C’è davvero un giudice pronto a condannarmi per questo? O magari qualcuno che voglia tarparmi le ali? “Tutti hanno un cuore affamato”, c’è una scia profumata di cipolle caramellate a segnare il cammino, c’è qualcosa che mi chiama. Springsteen racconta di un uomo di Baltimore che lascia moglie e figli perché il cuore lo spinge verso qualcos’altro. Quel qualcos’alto lo trova a Kingstown e ha le sembianze di una donna bellissima al banco di un bar. In un batter d’occhio diventa quello il suo mondo perché il suo cuore ha appagato l’appetito di novità. Un amore intenso, forte, infinito. Almeno fino al successivo brontolio di stomaco. Alla prossima fame. Che arriva presto. L’uomo quindi riprende il cammino “come un fiume che non sa dove scorrere ma che continua ad andare”. È il cuore che comanda e il cuore lo porta lontano da Kingstown, ancora una volta in cerca di altro. È un reato, vostro onore? Sono colpevole? Di che cosa mi si accusa? “Tutti hanno bisogno di un posto dove riposare, tutti hanno bisogno di una casa”. E riprende la corsa, riprende a scorrere. Come un poco di buono, come un amorevole farabutto. Come un cuore affamato che proprio non può non pulsare.