I Wanna Be Your Dog
The Stooges
“The Stooges”, 1969
L’amore, il sesso, il contatto, la lussuria. Perché in musica è così difficile raccontarli? Perché nei romanzi beat, nel cinema d’avanguardia e nell’arte il contatto liquido tra corpi, il torbido, l’eccitazione, l’estasi erano sdoganati già dagli anni cinquanta e in musica no? Forse perché da una canzone ci si è sempre aspettati armonia, forma, e la dissonanza ha sempre spaventato; forse perché il rock ha dovuto combattere per essere riconosciuto e non trattato come materiale infiammabile. Nel 1969, però, Iggy usa poco più di tre minuti per descrivere un rapporto sessuale e lo fa nella maniera di Kerouac. Dritto, scarno, senza orpelli. Non ci dice il dove-come-quando. Non ci dice se tra mura amiche o se sul materasso sudicio di qualche topaia, né se gli amanti sono degli innamorati o più brutalmente cliente e prostituta. Però parla del sesso, dell’atto, con quella sensazione di sporcizia carnale che scorre tra gocce di sudore, e quel respiro pesante che passa da bocca a bocca.
“Sono pronto a chiudere gli occhi
sono pronto a chiudere la mia mente
sono pronto a sentire la tua mano
e perdere il mio cuore sulle sabbie infuocate”
E la sabbia prende fuoco per davvero: è una sabbia bollente, è l’accartocciarsi animalesco tra corpi, è il morso che diventa bacio e viceversa, il sortilegio di uno sciamano, il morso di peyote, è il crepacuore scandito da una batteria ossessiva, il ritmo di sagome concave e convesse che s’incastrano. È il primordio. Poi arriva l’amore.