Lucky Man
Emerson, Lake & Palmer
“Emerson, Lake & Palmer”, 1970
L’uomo fortunato è quello che vive o quello che è fortunato perché sono gli altri a definirlo tale? L’uomo è fortunato se ha una casa con un letto “di pizzo bianco e piume”, delle donne accanto “tutte vestite di seta”; oppure è fortunato se il proprio Paese ti dà l’onore di mandarti in guerra a difendere la patria? Sei fortunato se ritorni dalla battaglia o se ti sacrifichi morendo con una medaglia infilzata al petto? La fortuna è data dai soldi? Da un “materasso coperto d’oro?” o da una divisa con le effigi del tuo Re? E se poi muori in guerra, c’è una ricchezza che può restituirti la vita? È più fortunato il ricco o il vivo? Mentre il dubbio scorre sulle ali leggere di questa ballata sublime degli Emerson, Lake & Palmer, fuori ci sono i vagiti dei primi anni Settanta, figli di quella guerra in Vietnam che scavò un solco nelle coscienze dei giovani di tutto il mondo. E che portò in dote un gusto amaro, esattamente come quello instillato dal sintetizzatore Moog (invadente come il frastuono di una granata) che nel finale interrompe chitarre dolci, cori e spensieratezza di questa canzone. Fortuna? Il dubbio è l’unica vera fortuna del mondo moderno.