On The Beach
Neil Young
“On The Beach”, 1974
Il tempo è così, quando meno te l’aspetti si palesa allo specchio sottoforma di segni sul volto. È cambiato tutto per Neil in quei maledetti primi vagiti degli anni Settanta. L’antica serenità, la voglia di baldoria, l’anarchia, l’energia della musica, l’amore, il sogno di vivere come un hippie tutta la vita e cavalcare il mondo a bordo di furgoni pieni di strumenti, il rock’n’roll, quella libertà assoluta. Tutto è finito. La droga si è portata via a uno a uno i suoi amici (tra tutti Danny Whitten, chitarrista dei Crazy Horse stroncato da un’overdose di alcol e valium). On The Beach dunque è un lungo blues in cui la sabbia è gelida sotto i piedi di Neil. Un blues tenue, con chitarre evanescenti e plumbee come i cieli incollati al mare di fine novembre. “Il mondo sta girando, spero non mi giri le spalle” – è sbilenco Neil – “seguo quella strada che non so dove finisce”. Un assolo di sei corde riverbera libero nei cortili deserti di un complesso di case bianche. “Ora vivo qui fuori sulla spiaggia, ma quei gabbiani sono ancora fuori portata”. Sapete spiegare meglio di così il senso di impotenza? Neil ad ali chiuse aspetta di nuovo il suo momento. Sperando che il mondo non gli volti le spalle.