River Of Deceit
Mad Season
“Mad Season”, 1995
Ci si nasconde tutta la vita. Lo si fa dietro a un sorriso costruito a modino dopo dozzine di tentativi davanti allo specchio. Non esiste la gente felice, esiste la felicità come fiume da percorrere spesso contro corrente. La vita di Layne Staley è durata trentaquattro anni e ha sempre portato con sé l’odore d’umidità di un rafting tra rocce appuntite. In questa canzone, scritta e cantata per il progetto Mad Season, si ispira a “The Prophet” del poeta Kahill Gibran e affida a una metafora il racconto del suo dolore. Il dolore è come una conchiglia posta sul letto di un fiume dell’inganno. Basta la prima secca per farla riaffiorare. Basta la prima piena per farla viaggiare rapida verso lo schianto. Non esiste gente infelice, esiste l’infelicità come fiume da cui difendersi. Canta Layne, non si ferma mai. Canta Layne, nuota. Ci prova. Ma, quando la corrente si fa troppo forte, quando il flusso lo investe, apre le braccia, distende le gambe e si lascia trasportare dall’acqua. Tutt’attorno un odore di muschio e freddo e il bagnato di alcune chitarre liquide.