The Sky Is Fallin’
Queens Of The Stone Age
“Songs For The Deaf”, 2002
Strani tempi quando i Queens Of The Stone Age potevano permettersi di salire su una cadillac e solcare il deserto con la radio a palla. Erano tempi in cui l’America crollava, cascava a pezzi: frammenti, briciole di cemento, resti di aerei di linea, di senso comune, minuzzaglie di antica sicurezza sbriciolate e pericolanti sulle teste di tutti. Strani tempi ma qualcuno doveva pur raccontarli. Erano in quattro: Josh Homme, Nick Oliveri, Dave Grohl, Mark Lanegan. Immaginatevi questi quattro cowboy s’un’auto: tabacco tra i denti, qualche latta di birra, qualche scherzo da buontemponi. Immaginateveli a tagliare il paese attraverso vene d’asfalto e terra. Immaginateveli con occhiali da sole e con il motore spinto al massimo. Immaginateveli a tutto gas mentre tutt’attorno la terra trema, s’aprono crateri, precipita il cielo. Sì, avete capito bene il cielo, come una lastra tagliente, inizia a franare pezzi di vetro che si conficcano a terra come pugnali. E fanno rumore, ronzii micidiali: sono le chitarre depravate, è il drumming pesante, è la voce di Homme plumbea come un oracolo della fine del mondo. Urla, urla e ancora urla. Finché il vento cambia e da gelido si fa incandescente. E lo sbalzo di temperatura finisce per seccare tutto: l’aria, l’acqua, la voce, la musica. Ma quando tutto è perduto, quando i titoli di coda scorrono sullo schermo, alzate lo sguardo: una scia di sabbia s’alza all’orizzonte e una cadillac sgomma con la radio a palla.