Trust
The Cure
“Wish”, 1992
C’è un uomo, c’è una donna. Alle spalle lo scenario di onde furiose che si rompono sugli scogli, proprio lì a pochi metri da loro. L’uomo e la donna non hanno paura, ma come fanno a fidarsi fino in fondo? Il mare potrebbe inghiottirli, da dove arriva tutta quella sicurezza? Gli scogli scompongono le onde, fanno da scudo. Sono l’ultimo baluardo. L’uomo, la donna, si fidano di quegli scogli. Robert Smith usa la parola amore solo una volta in quella che è forse la canzone d’amore più bella dei Cure. Non ne servono di più perché la parola amore è sottintesa in quella di fiducia, trust. Fidarsi, restare in equilibrio. Il pianoforte, il violino, la tastiera sono la schiuma del mare in tempesta. L’uomo, la donna. L’uomo chiede alla donna di fidarsi di lui. “The hardest part for you, to put your trust in me” – dice, mentre la tempesta aumenta. Lei volge lo sguardo altrove. Cos’è successo tra loro? Perché lei è gelida come le onde che ruggiscono? E perché lui è rigido come gli scogli che attutiscono il colpo? Forse il mare, a sera, si calmerà.