Vedrai vedrai
Luigi Tenco
“Luigi Tenco”, 1965
Luigi Tenco si rivolge alla madre. Non ha neanche trent’anni ed è un musicista che sta spiccando il volo. Quando la Rai nel 1966 gli costruisce attorno un’intera trasmissione dedicata, lui è già l’emblema nazionale del cantautorato. Tenco si racconta, scherza, spiega. E mette una montagna tra sé e la madre Teresa. Il motivo è semplice: Luigi è un uomo fragile, con una storia familiare complicata. La musica per lui è lo spiraglio. La madre, invece, questa, la vede come illusione dannosa. Tenco siede al piano, la TV si ferma. È un momento unico. Alle sue spalle ragazze e ragazzi lo fissano. Luigi è spettinato, veste una polo sormontata da un giubbino chiaro. Tenco fa vibrare la voce, apre: “Mi fa disperare il pensiero di te e di me che non so darti di più – curva leggermente il capo, poi chiude gli occhi e riparte – “vedrai vedrai, vedrai che cambierà, forse non sarà domani, ma vedrai che cambierà”. L’anno dopo, nel 1967, Tenco si uccide in circostanze poco chiare durante il Festival di Sanremo. La madre Teresa, invece, resisterà dieci anni senza il figlio, spegnendosi nel 1977, nell’attesa di un domani perenne.