“No samples, keyboards or synthesizers used in the making of this recording”. Basterebbe questa nota a margine, inserita nel booklet dell’omonimo esordio dei Rage Against The Machine, a riassumere il concetto stesso dietro l’intero disco. Così come basterebbe la copertina, con un’immagine del monaco buddhista Thích Quảng Đức che si è appena dato fuoco a Saigon, in segno di protesta verso la politica repressiva del buddhismo operata dal Vietnam del Sud. Sì, basterebbero, perché il debutto sulla lunga distanza di Zack De La Rocha, Tom Morello, Brad Wilk e Tim Commerford è un disco puro e viscerale, fatto di rap, sezione ritmica arrembante e una chitarra effettata all’inverosimile tanto da suonare come fossero due o tre. È il crossover, una mistione tra metallo e rap che qualche anno dopo sfocerà nel nu metal ma che nel 1992 è per mano dei RATM la miglior arma contro un sistema in cui emergono disuguaglianze, problematiche razziali (specie a Los Angeles) e magagne politiche tanto interne quanto in politica estera, con gli Stati Uniti impegnati da oltre un anno nell’operazione Desert Storm. I versi di De La Rocha sono rabbia allo stato puro, denunce esplicite che senza giri di parole vanno dritte al bersaglio senza risparmiare nessuno, tra funk e hard rock, Public Enemy (cui De La Rocha deve molto) e Led Zeppelin (cui è invece Morello a guardare), i Rage Against The Machine mettono a ferro e fuoco l’establishment americano segnando uno dei debutti più esplosivi e significativi degli interi anni Novanta.
DATA D’USCITA: 3 Novembre 1992
ETICHETTA: Epic