Ogni volta che mi chiedono “se avessi una macchina del tempo, dove andresti?”, io rispondo senza un attimo di esitazione: “Nel 1991, a Los Angeles”. Perché il 1991 è un anno che, in pochi giorni, avrebbe assistito alla nascita deglialbum che avrebbero cambiato il futuro del rock americano, e non solo. E Blood Sugar Sex Magik era uno di questi. Nato esattamente trent’anni fa dalla miscela esplosiva di sangue e zucchero, dolore passato e piacere, sesso e magia, che permeava lo studio di registrazione e condito dalla mano esperta di Rick Rubin, “Blood Sugar Sex Magik” ha rappresentato per i Red Hot Chili Peppers l’ascesa verso la gloria e, contemporaneamente, la discesa verso il lato oscuro del successo. Lati oscuri in realtà già conosciuti in precedenza da Anthony Kiedis e Flea: tre album e diversi tour, la morte del primo chitarrista e loro caro amico, una continua montagna russa fra la droga e il divertimento e le difficoltà della dipendenza non costituivano un passato semplice da portare sulle spalle. Dopo diversi cambi di formazione l’accoppiata John Frusciante/Chad Smith, rispettivamente alla chitarra e alla batteria, si dimostrò la formula vincente in “Mother’s Milk” (1989): un disco decisamente più hard rock rispetto ai precedenti che raggiunse già una notevole fama, consolidando il gruppo e preparando il terreno per ciò che sarebbe arrivato dopo.
Le condizioni erano infatti delle migliori: la forte intesa nelle jam di basso e chitarra, una scrittura dei testi più elaborata e un’atmosfera magica nella Mansion, lo studio di registrazione apparentemente infestato nel quale si erano rinchiusi, diedero frutto ad oltre un’ora di discoe più di tredici milioni di copie vendute. Il crossover di cui i Red Hot Chili Peppers sierano fatti pionieri è irresistibile: un funk rock, contaminato da hard rock, dove impavide linee e slap di basso si intrecciano perfettamente con riff sempre più consapevoli, i ritmi di batteria sono serrati e il cantato rappato è convinto ed appassionato e supportato da testi anche socialmente impegnati, come nell’esemplificativa The Power Of Equality che denuncia le ineguaglianze, il razzismo, la corruzione della società americana. Questa volta però, oltre ai temi sociali e a quelli legati al tipico stile di vita da rockstar, i Peppers non ebbero paura di svelare un lato più intimo e personale, più profondo. È il caso di Breaking The Girl, una ballata nella quale Kiedis mette in dubbio il pattern delle suerelazioni e riflette sulla sua concezione edonistica dell’amore. I Could Have Lied è una confessione sincera sorta da un cuore spezzato e registrata in cassetta in una notte per donarla all’amata (che in questo caso era una giovane Sinéad O’Connor), confermando che, a volte, la sofferenza è la migliore ispirazione.
Lo stesso si potrebbe dire per l’indimenticabile Under The Bridge, nata per fortuna grazie all’occhio attento del produttore Rick Rubin, il quale incoraggiò Kiedis a condividere il testo di quella che in realtà era una poesia destinata a restare custodita fra le pagine del suo quaderno. I problemi legati alla droga, la forte solitudine che anche un frontman così forte e carismatico in realtà poteva provare, il profondo attaccamento alla città di Los Angeles, perdizione e conforto dello stesso, costituiscono i versi che tutti conosciamo a memoria. Ma non lasciamo che questo inedito lato sentimentale ci distragga dalla vera essenza di “Blood Sugar Sex Magik”, che trasuda carica, passione, istintoda ogni nota. Brani come la title track, Suck My Kiss e la stessa Give It Away ben rappresentano il sex appeal che è sempre stato un elemento essenziale del gruppo californiano, soprattutto durante i concerti, e il principale motivo della loro popolarità. Lo stesso processo di songwriting fu moltoistintivo e spontaneo, come si può vedere nel documentario “Funky Monks” (caldamente consigliato) che seguì l’esperienza dei quattro nella casa temporanea.
È impressionante pensare come Frusciante avesse solo ventuno anni all’epoca: non c’è da stupirsi se il disco sia stato un’arma a doppio taglio che l’aveva catapultato nella spirale di improvvisa fama ed eccessiva pressione, difficile da affrontare per un ragazzo che appena si apprestava al mondo diviso fra le luci del palco e il buio del backstage. Proprio Frusciante, che da grande fan era stato scelto per donare nuova linfa al gruppo spezzato dalla scomparsa di Hillel Slovak, la prima chitarra dei peperoncini ricordato in My Lovely Man, rischiò di condividerne le sorti. Nel mezzo della tournée mondiale, dopo solo un anno dalla pubblicazione dell’album, decise di lasciare il gruppo. Il resto è storia. Il modo migliore per avviarsi alla conclusione è Sir Psycho Sexy, un inno esplicito di otto minuti e dall’outro memorabile che rappresenta uno dei momenti più godibili della loro intera discografia. Menzione d’onore va a Soul To Squeeze, la b-side più celebre del gruppo (meritatamente) che non ha trovato spazio nella scaletta del long playing straripante, ma coinvolgente dall’inizio alla fine.
“Blood Sugar Sex Magik” è stato l’album della rivelazione, un vero e proprio rito di iniziazione che ha cambiato la vita e a milioni di adolescenti (compresa chi scrive), quando per la prima volta l’hanno ascoltato dal giradischi, dallo stereo o dal computer a seconda delle generazioni. Perché è proprio nei momenti in cui cantano insieme ragazzi, genitori, anziani e bambiniche ci si rende conto che la vera musica non ha età e che il suo potere può ancora raggiungere il cuore delle persone, anche a distanza di trent’anni. E di molti ancora a venire.
DATA D’USCITA: 24 Settembre 1991
ETICHETTA: Warner Bros.