Reduci dall’ingresso trionfale nel mondo major con “Green” nel 1988 e, soprattutto, “Out Of Time” nel 1991, gli R.E.M. fanno praticamente di tutto per ridimensionare il clamore intorno alla band, scegliendo di (quasi) sparire dalla circolazione, di non andare in tour a supporto del disco e di concedersi solo a infinitesime dosi alla stampa. Si chiudono in studio Michael, Mike, Peter e Bill: dopo un anno e mezzo ne escono con un disco, Automatic For The People, che già dopo i primi due mesi sugli scaffali dei negozi diventa paradossalmente il best seller della loro discografia. Nonostante tutto. Nonostante si trattasse di un disco intimo, triste, oscuro, incentrato su tematiche tutt’altro che lievi. La verve politica del gruppo fa qui un deciso passo indietro (limitata alla sola Ignoreland, un’invettiva contro i repubblicani Reagan e Bush), i testi di Stipe guardano altrove, al dolore, spesso alla mortalità: Try Not To Breathe parla di un uomo, un anziano, che sta per morire e si rivolge ai suoi cari; Everybody Hurts è l’ineluttabile consapevolezza della sofferenza cui tutti, prima o poi, vanno incontro e che può essere superata solo grazie all’aiuto degli amici, per non rischiare di scegliere di farla finita anzitempo; Sweetness Follows (anticipata ottimamente dalla strumentale New Orleans Instrumental No. 1) è il racconto che fa un figlio dei genitori scomparsi; Monty Got A Raw Deal è una dedica all’attore Montgomery Clift, che ebbe la carriera praticamente stroncata quando si seppe della sua omosessualità. Ma nell’album trovano spazio anche altri personaggi, marginali come il senzatetto di The Sidewinder Sleeps Tonite (il brano musicalmente più allegro), di primo piano come l’attore comico Andy Kaufman, di cui Stipe racconta le alterne fortune in Man On The Moon (che nel ’99 ispirerà l’omonimo film di Milos Forman, protagonista Jim Carrey). Così come trova spazio la sessualità, quella carnale di Star Me Kitten e quella idealizzata di Nightswimming, un dolcissimo ricordo del tempo in cui si poteva nuotare nudi nei laghi, di notte, senza fantasmi come l’AIDS cui dover rendere conto. I meravigliosi arpeggi acustici di Buck sono un po’ il filo conduttore dell’intero album, da quelli più cupi dell’iniziale e immaginifica Drive a quelli più ariosi e folkeggianti di Find The River, la conclusiva e necessaria apertura alla speranza, la ricerca di un fiume che altro non è che la metafora del percorso di vita di ciascuno. “Automatic For The People” venderà oltre diciotto milioni di copie, gli R.E.M. non torneranno più alla spensieratezza giovanile e la malinconia dell’album del 1992 resterà per sempre l’affresco più poetico di una discografia che aveva già regalato alcune delle gemme più luminose dell’indipendente americano.
DATA D’USCITA: 5 Ottobre 1992
ETICHETTA: Warner