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Sanremo 2017: ci siamo cascati anche noi

Tutti ne parlano, (quasi) tutti lo guardano: piaccia o meno, il Festival di Sanremo gode di ottima salute. Merito di una gestione vincente che, dopo i baudiani fasti dei ’90, ha dovuto fare i conti con la disaffezione delle nuove generazioni nei primi anni 2000: acqua passata, Sanremo ora si è aperto ai talent, all’on demand e ai social, con ottimi risultati sotto gli occhi di tutti. Questo ha portato allo sdoganamento totale anche in settori fin qui più refrattari (leggasi: musica indipendente italiana), col rischio però di eccedere nel giudicare positivamente qualsiasi cosa passi dall’Ariston. Noi siamo qui apposta, per mettere un freno alla tendenza e dirvi cosa va musicalmente salvato e cosa no di questo Festival. Prima delle pagelle abbozziamo un pronostico, che è anche un auspicio: questo potrebbe essere l’anno di Francesco Gabbani o Ermal Meta, due talentuose popstar dal moderno respiro internazionale che dopo tanta gavetta (altro che talent…) potrebbero fare il colpaccio.

Al Bano, Di rose e di spine – Sanremo è anche un’istituzione grazie a leggende viventi come Mister Carrisi, e quel remix di “Felicità” feat. Moderat che gira su YouTube suona che è una meraviglia. Impossibile non volergli bene. (Voto 6 alla carriera)

Elodie, Tutta colpa mia  – La sempre prolifica Maria De Filippi ha prodotto anche questa Emma Marrone 2.0 che presenta una canzone senza alcun sussulto. Mah. (Voto 4)

Paola Turci, Fatti bella per te – Altra istituzione sanremese, contraddistinta da una carriera onesta senza aver mai pescato l’asso vincente. La canzone però funziona bene. Certo, ricorda parecchio il fortunatissimo inno di Euro 2016 di David Guetta… (Voto 6,5)

Samuel, Vedrai – Le aspettative ovviamente c’erano, ma si pensava più che altro a un prodotto senza infamia e senza lode.  Invece il buon Samuel stupisce in positivo, non abbandonando totalmente il sound dei Subsonica, ma virando il giusto verso atmosfere più soft. Probabilissimo tormentone, bravo. (Voto 7,5)

Fiorella Mannoia, Che sia benedetta – Interpretazione magistrale, pezzo mediocre. Melodia che tenta a più riprese di essere epica: ci riesce malamente. (Voto 5)

Nesli e Alice Paba, Do retta a te – Uun binomio che tutto sommato funziona, grazie a una canzone pop ben costruita e graffiante al punto giusto. Rispetto ad altre robe sentite in questa edizione, oro colato. (Voto 7)

Michele Bravi, Il diario degli errori – Il ragazzo canta benissimo e può usufruire di un ottimo arrangiamento ma risulta un prodotto costruito, senza un’anima vera e propria. Proveniente dai talent, per l’appunto. E il brano non colpisce più di tanto. (Voto 5,5)

Fabrizio Moro, Portami via – L’artista romano in passato ha saputo fare molto meglio, ma la canzone tipicamente in chiave sanremese è più che dignitosa. (Voto 6)

Giusy Ferreri, Fa talmente male – Brano terribilmente pacchiano: a questo giro la particolare voce della Ferreri non aiuta affatto, anzi peggiora la situazione. (Voto 4)

Gigi D’Alessio, L’immensità – Un punto in più per il bel testo. (Voto 5)

Raige e Giulia Luzi, Togliamoci la voglia – Pop moderno, tamarro al punto giusto, testo audace. Non è facile per un duo lasciare il segno a Sanremo, ma la canzone sembra essere un successo radiofonico garantito. (Voto 7)

Ron, L’ottava meraviglia – Un mattone impossibile da digerire. (Voto 3)

Ermal Meta, Vietato morire – Chitarre malinconiche, atmosfere western, testo toccante, melodia splendida: l’artista italo-albanese ci ricorda che c’è speranza per il pop nostrano. La miglior canzone del Festival. (Voto 8,5)

Michele Zarrillo, Mani nelle mani – Per quelle che erano le aspettative, un mezzo trionfo. C’è a chi piace, artista coerente che ha Sanremo nel proprio DNA. Meriterebbe la cittadinanza onoraria. (Voto 5)

Lodovica Comello, Il cielo non mi basta – Avere interpretato Violetta per svariati anni è sicuramente un merito artistico maggiore rispetto ai premi di svariati talent (che la Comello ha comunque condotto…). Non a caso molto meglio di alcune sue giovani colleghe. (Voto 6)

Sergio Sylvestre, Con te – Altro artista proveniente dalla scuderia della De Filippi. Gran voce lui, gran lagna la canzone. (Voto 4,5)

Clementino, Ragazzi fuori – Buon hip hop con contaminazioni melodiche, scelta giusta per il Festival: il rapper irpino saprebbe però fare di meglio. (Voto 6)

Alessio Bernabei, Nel mezzo di un applauso – Terzo Sanremo di fila tra i big (il primo era stato da frontman dei Dear Jack). Una sola parola: perché? (Voto 2)

Chiara, Nessun posto è casa mia – La canzone inizierebbe pure bene, ma ha un ritornello che non lascia traccia. (Voto 5)

Francesco Gabbani, Occidentali’s Karma – Vale quanto scritto per Ermal Meta: c’è ancora spazio in Italia per nuove leve del pop genuine e autentiche. L’istrionico artista carrarese con la folle leggerezza di questo pezzo tenta di bissare il successo di “Amen”. (Voto 8)

Bianca Atzei, Ora esisti solo tu – Brano terribile, sembra una b-side malriuscita dei Modà (la firma non a caso è quella di Kekko Silvestre). (Voto 3)

Marco Masini, Spostato di un secondo – Canzone debole: il cantautore toscano in passato ha fatto decisamente di meglio. (Voto 5)

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.

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