Quando lo scorso millennio stava per abbassare le saracinesche, le cose per gli Smashing Pumpkins non andavano affatto bene. In realtà non andavano più bene già da una manciata d’anni, a prescindere dai turbamenti perenni e ricorrenti che avevano accompagnato Billy Corgan per tutta la vita. Qualche anno prima Billy aveva dovuto a malincuore recidere quel ramo secco della band che rispondeva al nome di Jimmy Chamberlin, dando vita a un disco senza di lui, “Adore” (1998), ma senza mai sostituirlo davvero. In più, le posizioni di James Iha e D’arcy Wretzky iniziavano a scricchiolare, complici tensioni reciproche e col deus ex machina Corgan, oltre a problemi personali vari ed eventuali. Insomma, la fine era evidentemente e tristemente vicina per una della formazioni cardine degli interi anni ’90.
Billy fa un ultimo tentativo per provare a rimettere insieme i cocci della sua creatura, richiama all’ovile Chamberlin, serra le fila con gli altri due e inizia a lavorare al successore di “Adore”. Il risultato è Machina / The Machines Of God, un disco che nelle intenzioni di Corgan avrebbe dovuto essere un doppio album, progetto cassato però dalla Virgin, già scottata dalla non sorprendente risposta commerciale di “Adore”. I singoli estratti dal disco vengono apprezzati dai fan della band e dalle tv musicali, che ne programmano i videoclip in heavy rotation: The Everlasting Gaze e Stand Inside Your Love danno fondo a tutto il più recente immaginario dei Pumpkins, rabbia elettrica, ambientazioni goticheggianti e una decadenza che le impregna da cima a fondo; Try, Try, Try, invece, è una di quelle ballad emozionali di cui Corgan era – ed è ancora – maestro.
Il resto della tracklist, molto lunga nonostante i tagli imposti dalla Virgin, non regge il confronto con i singoli: la ripetitività di soluzioni elettroniche come quelle proposte in Raindrops + Sunshowers o The Imploding Voice, la potenza debordante di una Heavy Metal Machine che pare un pesce fuor d’acqua, sono solo gli aspetti più evidenti – e che quantomeno si fanno notare e ricordare – di un album che, nel resto delle sue quindici tracce, si rivela semplicemente impalpabile e stanco, molto stanco.
Il tentativo di Corgan di tenere in vita i Pumpkins fallisce miseramente, D’arcy abbandona il gruppo perché – parole sue – ormai incapace di stare sul palco, James e Billy s’azzuffano di continuo come cane e gatto e Jimmy è sempre sul punto di ricadere nei vizi che avevano già minato la sua presenza nella band. Il tour a supporto di “Machina” vede l’ex Hole Melissa Auf Der Maur al basso al posto di D’arcy, ma a fine anno Corgan dà la peggiore – sebbene non inattesa – delle notizie: i Pumpkins sono finiti. Non prima, però, di un ultimo disco, “Machina II / The Friends And Enemies Of Modern Music”, diffuso solo su internet e contenente outtakes e inediti dalle session di “Machina”, in pratica l’altro materiale di quel disco doppio mai venuto alla luce. Da lì in poi per Corgan, per gli Smashing Pumpkins e per ciò che restava di un intero seminale decennio, i ’90, nulla sarà più come prima.
DATA D’USCITA: 29 Febbraio 2000
ETICHETTA: Virgin