Negli anni il mondo delle soundtrack, della musica applicata al cinema, si è evoluto fino a stravolgere quasi del tutto la propria originaria dimensione di semplice commento sonoro alle immagini, generando nello spettatore/ascoltare l’esigenza di approfondire, di capire e conoscere meglio le scelte operate dai registi in tema di colonne sonore. Da qui, dunque, questa nostra rubrica dal titolo più che esplicativo.
In questa puntata: Suburra / The Program / The Reflektor Tapes
Giunto al suo secondo lungometraggio, Stefano Sollima dimostra di avere un ottimo gusto nella selezione della colonna sonora, con un metodo tutto sommato ancora originale. Il regista romano va ben oltre Sofia Coppola scegliendo uno specifico brano, riproponendolo più volte e dandogli uno spazio all’interno del film impensabile fino a qualche decennio fa: la scelta ricade sulla meravigliosa Outro dei francesi M83, che riesce a dare un tono epico a tutta la pellicola. Sempre degli M83, immancabile la danzereccia e celeberrima Midnight City e Wait.
Per l’impegnativo film su Lance Armstrong il regista Stephen Frears si affida al convincente tema originale composto da Alex Heffes, in compagnia di grandi firme presenti in ogni momento topico del film: Ramones e Black Rebel Motorcycle Club nelle prime gare, i Primal Scream ascoltati dalla squadra al completo durante il doping di gruppo, No Surprises dei Radiohead al momento del deludente ritorno alle corse e infine Everybody Knows di Leonard Cohen dopo la squalifica a vita. Difficile fare di meglio.
In sala per appena due giorni, quest’interessante documentario vede gli Arcade Fire spiegare la genesi del loro ultimo album. Inevitabile che venga proposta buona parte del disco più qualche brano storico, ma in una chiave fortunatamente diversa: un disordinato ma efficace collage dove in genere le canzoni vengono spogliate da parecchie sonorità per essere servite allo spettatore in una nuova versione, indubbiamente più funzionale al documentario. L’operazione suscita qualche perplessità, ma bene o male funziona. Un discorso diverso va fatto per i 5 inediti presenti (pubblicati in una versione deluxe di “Reflektor”), che rappresentano un’immensa delusione: sono chiaramente degli scarti, tra i quali si salva solo la malinconica Crucified Again. Dagli Arcade Fire era lecito aspettarsi di più.