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TOP [50] ALBUM [2024]

È stata un’annata incredibilmente ricca di buona musica, quella che si conclude proprio oggi. Tanto che è stato parecchio complicato mettere in sequenza e ordinare una lista di dischi che potesse decretare i “migliori”. Ben due album dei The Smile, ad esempio, con un Thom Yorke che difficilmente sbaglia un colpo… la consacrazione mondiale dei Fontaines D.C. con il loro quarto lavoro in studio… l’invocato e atteso ritorno dei The Cure, un po’ dei messia di un certo modo di fare e intendere la musica… e poi fenomeni come Charli XCX e Magdalena Bay, tante uscite pesanti davvero, davvero eccezionali come Chat Pile, Oranssi Pazuzu o Blood Incantation, l’hardcore che si è rifetto violentemente sotto con Touché Amoré e Knocked Loose, gli esordi al fulmicotone di Friko e Julie e i soliti pezzi grossi Nick Cave, St. Vincent, Jack White, Kendrick Lamar, Jamie XX, Father John Misty, Godspeed You! Black Emperor, etc. Insomma, abbiamo provato a ricapitolare il 2024 in appena cinquanta album, una classifica, sì, ma forse più un recap dell’anno con un pizzico di “indirizzo” da parte de Il Cibicida.


— 50 —
BONDO
HARMONICA


— 49 —
AMYL AND THE SNIFFERS
CARTOON DARKNESS


— 48 —
JESUS LIZARD
RACK


— 47 —
CINDY LEE
DIAMOND JUBILEE


— 46 —
ORANSSI PAZUZU
MUUNTAUTUJA


— 45 —
MJ LINDERMAN
MANNING FIREWORKS


— 44 —
DIIV
FROG IN BOILING WATER


— 43 —
BLACK KEYS
OHIO PLAYERS


— 42 —
TOUCHÉ AMORÉ
SPIRAL IN A STRAIGHT LINE


— 41 —
BLOOD INCANTATION
ABSOLUTE ELSEWHERE


— 40 —
ADRIANNE LENKER
BRIGHT FUTURE


— 39 —
FATHER JOHN MISTY
MAHASHMASHANA


— 38 —
SLIFT
ILION


— 37 —
JULIE
MY ANTI-AIRCRAFT FRIEND


— 36 —
YARD ACT
WHERE’S MY UTOPIA


— 35 —
MOUNT EERIE
NIGHT PALACE


— 34 —
JLIN
AKOMA


— 33 —
TESS PARKS
POMEGRANATE


— 32 —
WUNDERHORSE
MIDAS


— 31 —
MAGDALENA BAY
IMAGINAL DISK


— 30 —
DEADLETTER
HYSTERICAL STRENGTH


— 29 —
JULIA HOLTER
SOMETHING IN THE ROOM SHE MOVES


— 28 —
TYLER, THE CREATOR
CHROMAKOPIA


— 27 —
GOAT
S/T


— 26 —
JESSICA PRATT
HERE IN THE PITCH


— 25 —
PORRIDGE RADIO
CLOUDS IN THE SKT THEY WILL ALWAYS BE THERE FOR ME


— 24 —
SPRINTS
LETTER TO SELF


— 23 —
JAMIE XX
IN WAVES


— 22 —
ST. VINCENT
ALL BORN SCREAMING


— 21 —
VAMPIRE WEEKEND
ONLY GOD WAS ABOVE US


— 20 —
KNOCKED LOOSE
YOU WON’T GO BEFORE YOU’RE SUPPOSED TO


— 19 —
KING HANNAH
BIG SWIMMER


— 18 —
BILLIE EILISH
HIT ME HARD AND SOFT


— 17 —
MICHAEL KIWANUKA
SMALL CHANGES


— 16 —
BETH GIBBONS
LIVES OUTGROWN




— 15 —
CHELSEA WOLFE
SHE REACHES OUT TO SHE REACHES OUT TO SHE

“…pur mantenendo intatto l’impianto scurissimo che le appartiene, Chelsea ha messo a punto un’ulteriore versione di se stessa e delle sue visioni, stavolta declinata in una marcata chiave industrial…”

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— 14 —
KIM GORDON
THE COLLECTIVE

“…non ha età Kim Gordon, Kim è ieri e oggi calibrata nello stesso identico luogo che è l’avanguardia, prima con il rumore dalla grana grossa dei Sonic Youth, oggi con una carriera solista disturbante, cupa, metropolitana…”

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— 13 —
THE SMILE
CUTOUTS

“…atmosfere cupe, aperture pungenti, ridiscese nel buio, il disco vive dei saliscendi umorali tipici dei lavori viscerali e meno programmati… L’impressione è che i The Smile siano intrappolati in un universo in cui hanno trovato totale pace e liberazione…”

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— 12 —
NICK CAVE & THE BAD SEEDS
WILD GOD

“…è la maniera di Cave di trovare un patto con il Dio selvaggio, ma stavolta, rispetto al recente passato… annacquando le tinte scure e tentando la strada del candore, almeno formale. Perché la gamma di sensazioni esplorate è come sempre vasta e spiazzante ma è la luce a cambiare…”

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— 11 —
JACK WHITE
NO NAME

“…la capacità di rielaborare gli stilemi che erano già vecchi di trent’anni quando li usava Page e farli suonare comunque freschi come una boccata di aria di montagna e un arrangiamento che parte dalla semplicità dei White Stripes ma sfrutta appieno una band tecnicamente capace di altro…”

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— 10 —
FRIKO
WHERE WE’VE BEEN, WHERE WE GO FROM HERE

“…affidandosi a una scrittura tradizionale e a una struttura saldata da un trentennio di virtuosi modelli, i Friko riescono con maggior incisività dove altri si sono un po’ persi…”

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— 9 —
CHARLIE XCX
BRAT

“…un album antisistema, lunghissimo e lisergico, nato nascosto e cresciuto trovato. Sono le due metà dello stesso cielo. Di un’industria che si ripensa convulsivamente. Di artisti, soprattutto, che si specchiano nella durata di un fulmine…”

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— 8 —
GEORDIE GREEP
THE NEW SOUND

“…un lavoro estremamente luminoso, tanto per le vibrazioni che trasmette quanto per il modo in cui è stato tecnicamente realizzato, una luminosità i cui raggi si propagano senza soluzione di continuità e nelle direzioni più disparate…”

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— 7 —
GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR
NO TITLE AS OF 13 FEBRUARY 2024 28,340 DEAD

“…è musica funerea per tempi mortiferi questa dei Godspeed You! Black Emperor, è un invito fermo e deciso a non distogliere lo sguardo da ciò che sta accadendo, a mantenere costante l’attenzione e feroce lo spirito critico…”

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— 6 —
IDLES
TANGK

“…ecco, gli Idles hanno forse smesso di farsi (solo) ascoltare e hanno iniziato (anche) a farsi sentire. Un lavoro perfetto su tutta la linea di una band in questo preciso momento fondamentale…”

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— 5 —
KENDRICK LAMAR
GNX

“…se la musica ha comunque una sopraffina ricerca alle spalle e un ennesimo, diverso, eclettico excursus nella storia della musica afroamericana, filtrata, rinnovata e resa totalmente personale, qui come in Bob Dylan, il segreto sta nelle parole…”

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— 4 —
THE SMILE
WALL OF EYES

“…In questi otto pezzi c’è meno urgenza, come spesso accade per un secondo episodio. Il concept quindi è proprio la ricerca del suono, un’attentissima, chirurgica, paziente ricerca del suono…”

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— 3 —
CHAT PILE
COOL WORLD

“…nei suoi compattissimi quarantadue minuti di durata, l’opera seconda del quartetto di Oklahoma si candida seriamente come miglior disco pesante dell’anno, col suo magma intrecciato di sludge, noise, post punk/hc, industrial…”

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— 2 —
FONTAINES D.C.
ROMANCE

“…il quarto album dei Fontaines D.C. è il primo album dei nuovi Fontaines D.C. ma pronto a essere l’ultimo. Per poi ricominciare ancora, fino a quel punto di non ritorno che è essenzialmente il senso dell’arte. Se esiste ancora…”

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— 1 —
THE CURE
SONGS OF A LOST WORLD

“…è un album che suona al cento per cento Cure, orgogliosamente ancorato all’ortodossia del suo conio ma, al contempo, moderno e aperto – e qui sta il suo miracolo – alle contaminazioni più varie: dal post rock al dream pop, dall’industrial allo shoegaze…”

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