Dicembre 2007: “L’alternativo è tuo papà”, l’anima radiofonica de Il Cibicida, fa una pausa di una settimana per dare spazio ad un’intervista d’eccezione. La nostra redazione, infatti, ha intervistato uno degli artisti più influenti del rock italiano indipendente: Gianni Maroccolo. Il musicista toscano, fondatore dei Litfiba, membro, poi, del percorso “ferrettiano” CCCP, CSI e PGR, nonché produttore e bassista dei Marlene Kuntz, ha messo in piedi un ulteriore progetto musicale insieme alla cantautrice bresciana Ivana Gatti. Il progetto si chiama IG ed il disco che ne è venuto fuori è il cd+dvd “Bastian Contrario”. Ecco a voi la trascrizione della piacevole chiacchierata andata in diretta sulle frequenze di Radio Zammù.
Domanda: Gianni, partiamo dal sodalizio con Ivana Gatti. Raccontaci come sono nati l’intesa ed il rapporto artistico che vi hanno portato a creare il progetto IG…
Gianni: Beh, è stato un incontro strano per me, un incontro con un mondo un po’ lontano dal mio. Per anni ho collaborato con la scena del rock alternativo e con tanti, tantissimi, cantautori uomini come Pelù, Godano, Ferretti. Con Ivana è stata un’esperienza nuova, il rapportarsi con l’universo femminile innanzi tutto, a livello umano e creativo. Lei è una cantautrice che scrive la sua musica, i suoi testi, scrive di se e canta la sua intimità. Cose che un uomo non riesce a conoscere fino in fondo di una donna. Ma dentro di me avevo voglia di proseguire l’esperienza di ACAU e così di uscire un po’ dalla musica underground avvicinandomi alla forma canzone un po’ più easy. Tra l’altro abbiamo avuto dei percorsi molto diversi, ma allo stesso modo difficili. Io ho avuto una gavetta dura ma quasi subito ho formato con gli altri i Litfiba, viaggiando, patendo le pene dell’inferno. Lei, invece, è cresciuta con cose diverse dalle mie: cover band, piano bar, tutto ciò, insomma, che normalmente fa chi inizia a suonare e vuole fare della musica il proprio mestiere. Diversi anche di origine: io sono un amante del mare, sono toscano, lei viene dai colli bresciani e ama la montagna. Siamo una strana coppia, di fatto, ma questo è il nostro punto di forza.
Domanda: Il disco di IG, “Bastian Contrario”, vive su due dimensioni: quella musicale e quella video, con dei film che accompagnano ciascun brano. Tu ed Ivana avete voluto chiarire che non si tratta di videoclip, ma di un abito che veste l’album…
Gianni: Sì è vero, hai detto bene. Inizialmente io dovevo essere solo produttore artistico di Ivana, uno che stesse solo dietro le quinte. Poi però mi sono fatto coinvolgere di più, accettando di sperimentare sulle sue canzoni e provando nuove forme di live, performance, colonne sonore. Dopo tre anni assieme abbiamo trovato la migliore forma possibile. Una volta concluso il disco, infatti, abbiamo pensato che non volevamo neanche provare ad entrare in certe logiche di mercato, segnate della mtv generation, dalle classifiche e dalle radio di un certo tipo. Volevamo dare un’immagine ai suoni. Oltre all’alchimia sonora ed i testi, così, anche le immagini che sono un’ulteriore chiave di lettura. E lo abbiamo fatto con l’ausilio di Fabio Massimo Iaquone, che avevo conosciuto durante “Iniziali: BCGLF”, lo spettacolo teatrale di Ferretti di cui ho curato la colonna sonora e durante il quale ho conosciuto Ivana. IG è un progetto in cammino, sappiamo cosa non vogliamo fare, ma siamo aperti a qualsiasi tipo di sperimentazione e la parte visuale rappresenta questo… proviamo a bazzicare in altri spazi creativi, oggi l’immagine, domani chissà, il teatro.
Domanda: Parlando di te, non si può non citare il rapporto con i Marlene Kuntz. Dopo “Uno” quali sono i progetti futuri insieme a loro?
Gianni: La storia comune umana e artistica con i Marlene Kuntz parte da lontanissimo. Loro cominciarono con me ai tempi del Consorzio Produttori Indipendenti che fondammo io, Ferretti, Zamboni e gli altri. Poi ci siamo ritrovati dopo che il loro bassista era andato via ed a quel punto mi sentivo in dovere di entrare in formazione, ma è stato anche piacere chiaramente. Mentre facevamo “Bianco Sporco”, ho scoperto nei Marlene Kuntz una voglia di sperimentare altre forme di marlenizzazione della loro attività. “Uno”, così, è un album molto molto particolare, che mostra un nuova faccia dei Kuntz. Nel prossimo futuro non suonerò dal vivo con loro, ma continueremo a collaborare a livello di management e organizzazione del gruppo. Credo che, alla mia età, non sono più un pischello, gestire Marlene Kuntz, IG, e PGR – che tra un po’ si ritroveranno tutti insieme per lavorare al nuovo disco – sarebbe stato un eccessivo spremermi. Ma tra me, Cristiano (Godano, ndr), Riccardo (Tesio, ndr) e Luca (Bergia, ndr) rimane una grande intesa, alle volte ci vediamo e facciamo sonorizzazioni di film muti o performance estemporanee. Tra l’altro i Marlene hanno trovato un nuovo bassista, Lagash dei La Crus, e sono in forma smagliante di creatività e stimoli… saranno dei grandi live questi di “Uno”.
Domanda: Gia lo hai anticipato tu prima, a che punto sono i lavori con i PGR? Tempo fa intervistando Canali ci ha detto che il prossimo sarà un disco un po’ più intimista e, soprattutto, probabilmente l’ultimo con quella sigla…
Gianni: Ma guarda, quando si ha che fare con Ferretti, Maroccolo e Canali assieme non c’è nulla di scontato. Non sarà un disco di rock urlato, questo è certo, se uniamo le età mia di Giorgio e Giovanni raggiungiamo i 170 anni (ride, ndr). Spazio ai giovani rockettari dunque, noi abbiamo gia dato, in quel senso. Ho la sensazione che sarà un disco importante, figlio di cambiamenti radicali nelle nostre vite e nei tempi d’oggi. Poi è tanto che non ci vediamo con gli strumenti in mano e abbiamo un gran voglia. Nessuno ci obbliga a farlo, ne abbiamo propria voglia e questa è una grande garanzia di partecipazione emotiva. Poi in generale si può dire che, quando si parla di PGR, la parte del leone la reciterà sempre e comunque la parola di Giovanni, spetterà a me e Giorgio plasmare la musica a quella. Sono d’accordo con lui (Giorgio Canali, ndr) quando dice che sarà un album minimale, è anche vero che la concezione di “minimal” acquista diverse accezioni vedi i Suicide, vedi Brian Eno. Non sarà un disco roboante, questo è certo, in qualche modo non sarà un “D’anime e d’animali” o un “Ko de mondo”, ma piuttosto un “Linea Gotica”…
Domanda: Beh, magari…
Gianni: (Ride, ndr)… si si, magari… beh, ci rivediamo pieni di cose da raccontarci. Giovanni sicuramente non è più quello di “Linea Gotica” come non lo siamo io e Giorgio. Staremo a vedere…
* foto d’archivio
A cura di Riccardo Marra ed Emanuele Brunetto