Kurt, “Mr M” è dedicato alla memoria di Vic Chesnutt. Cosa ti manca di più di lui?
Mi manca tutto. Ogni giorno. Lui era un mio amico vero.
Quando hai iniziato a registrare questo disco avevi in testa una linea guida o ti sei fatto guidare dalle suggestioni del momento?
Ci siamo presi il nostro tempo per farlo. Non avevamo alcun tipo di fretta. Marky (Nevers, ndr) aveva in testa alcune idea musicali per la produzione e io qualcosa che riconducesse allo spazio, al tono, all’umore e all’apertura.
Uno degli aspetti più interessanti dell’album è che i tantissimi strumenti in gioco suonano molto compatti e omogenei. Mi sbaglio?
Hai ragione. Hai percepito il senso.
Dunque Mark Nevers è stato fondamentale per il suono. E umanamente?
Io e Marky siamo tornati a collaborare. Lui è un mio caro amico e un artista, oltre a vivere nel mio stesso quartiere.
Lui ha definito la musica di “Mr. M” “psycho-Sinatra”…
Sì, la sua intuizione, miscelata con le canzoni e con la mia idea di essenzalità penso abbiano funzionato.
Questo è un album “senza tempo” quantomeno musicalmente. Potrebbe essere stato scritto 10, 20 o 30 anni fa. Ti senti un po’ fuori dal tempo?
Sono sempre e da sempre fuori dal tempo…
Mi dici qualcosa sulla copertina?
Ho realizzato quel quadro e altri per il booklet del disco. E’ qualcosa che volevo avesse una connessione con la musica.
Tre lettere formano la parola “met” (da “Mr. M”, incontro) dedicata a tutte quelle persone che hai incontrato nel passato. O c’è dell’altro in quella M?
MLK… Martin Luther King.
Quattro lettere invece per la parola “love” (in “Never My Love”). Non l’avevi mai usata prima, perché?
Non so, ho solo avuto bisogno del giusto modo per farlo. Sono un po’ lento, alle volte.
Cosa pensi di aver imparato dalla musica in questi anni?
Ho imparato ad ascoltare.
Ho letto che questo potrebbe essere l’ultimo album dei Lambchop e che ti dedicherai solo all’arte. Puoi rassicurarci che non è così?
Sì, ci sarà ancora molta musica e molta arte…