E’ incredibile come la musica contenga forza evocativa quasi senza saperlo. E’ il 2009 quando i Mono pubblicano il disco “Hymn To The Immortal Wind”. All’interno di quella collezione di suite melanconiche e struggenti (la melassa è naturalmente post rock) c’è un pezzo che si chiama “Burial At The Sea”. Traduzione? Sepoltura in mare. Il drammatico oracolo ha parlato perché, due anni dopo, quella stranissima e involontaria invocazione si trasforma nell’incubo più vero: il terremoto e lo tsunami che l’11 marzo ha devastato la costa nord-est del Giappone. Un’intera fetta di paese inghiottito dalle acque, decine di villaggi che non ci sono più, oltre ventimila morti, appunto, sepolti in mare. Takaakira “Taka” Goto, leader e chitarra dei postrockers nipponici (ma di base americana, alla Temporary Residence), era in Giappone durante la scossa e l’ondata, ha vissuto quei momenti terrificanti, è stato testimone del momento.
Taka, dove ti trovavi l’11 marzo scorso, il giorno del terremoto?
Ero in Giappone, a casa mia, a Tokyo.
Le stime parlano di oltre ventimila vittime, di centinaia di chilometri di costa, tra Tokyo e Kesennuma, che hanno cambiato profilo e di un pericolo nucleare ancora non scongiurato. Qual è stata la tua più grande paura durante il disastro?
Tutto è stato davvero spaventoso e pesante. Durante la scossa, non riuscivo a togliermi dalla testa un tarlo: la natura sa essere furiosa e quando decide di sfogarsi sfugge totalmente al controllo degli esseri umani. Siamo minuscoli di fronte a queste cose e, sì, puoi essere preparato quanto vuoi, ma non potrai mai controllare la natura e la sua forza dirompente. Sono rimasto atterrito a lungo, è stata l’esperienza più spaventosa della mia vita.
Hai perso qualche amico durante lo tsunami?
No, io e gli altri ragazzi della band siamo stati fortunati, non abbiamo avuto nessun lutto, a differenza delle migliaia di famiglie spezzate.
Qui in Europa ha colpito molto la compostezza della gente giapponese di fronte alla tragedia. E’ nel vostro dna affrontare tutto con questa calma?
Sì, credo di sì. La gente sta vivendo il momento con grande spirito collaborativo. Tutti si aiutano l’un l’altro. Il punto è accettare la tragedia come parte del nostro destino. E’ inevitabile per noi, è una nostra caratteristica, dobbiamo assolutamente pensare al domani, non a ieri, al passato.
Le notizie che si susseguono sul disastro nucleare nella centrale di Fukushima sono molteplici. Qual è la percezione dei giapponesi?
In questo momento l’allarme nucleare viene rimbalzato più dalle testate internazionali che da quelle giapponesi. Sinceramente non so dirti quale sia la verità, non so se è il governo giapponese che vuole tenere tutti tranquilli o se quello che si sta diffondendo in tutto il mondo è un eccessivo allarmismo. La cosa più triste però è che tuttora ci sono moltissime persone disperse nei pressi della centrale nucleare. Non possono muoversi da lì.
Cosa può fare la musica in queste circostanze?
Spero possa cambiare l’energia della gente da triste a speranzosa.
E i Mono? Molti dicono di voi che fate musica triste. Pensi che le vostre canzoni risentiranno ancora di più di questo momento?
Davvero non lo so, scusami ma ancora è troppo recente la tragedia per poterti rispondere. Ma comunque spero di no. La nostra musica ha sempre vissuto di buio e luce, ha sempre sfoggiato due lati, come una moneta. In questa fase mi sento come quelle persone che si rivolgono alla musica quando i tempi sono difficili. Ecco, spero che nel nostro piccolo tutti coloro che ascoltano una canzone dei Mono possano trovare pace nei loro sentimenti. Sarebbe bello se la gente entrasse nelle nostre canzoni e queste potessero dare loro l’opportunità di sentire qualcosa di purificante, qualcosa che possa dare un motivo in più per sperare.
Cambierete i vostri piani? Tour, disco nuovo, subiranno uno slittamento? Avete anche in programma un concerto con la London Orchestra.
Fortunatamente non dovremo cambiare il nostro programma di concerti. Inizieremo alla fine di aprile il tour in Asia e in Europa (la band sarà in Germania, Polonia, Francia, Inghilterra e Belgio, niente Italia, ndr). Siamo molto orgogliosi ed eccitati inoltre di poter suonare con la Holy Ground London Orchestra a giugno.