Aprile 2008: Un mese fa al Circolo Degli Artisti di Roma, gli Offlaga Disco Pax hanno fatto il pienone. Un così grande risultato che li riporterà nella capitale per bissare lo show nel giro di pochi giorni. Questo successo è, per il trio di Reggio Emilia, certamente inaspettato. Loro che, dal sottobosco dell’indie, si sono inventati quelli che si potrebbero definire “reading elettronici, (non più) fedeli alla linea”. Una formula musicale certamente non d’immediata accessibilità, anzi per nulla. In soldoni: Max Collini che recita la sua vita, supportato da un mix di strumenti ora digitali, ora analogici “mossi” dai più giovani Enrico Fontanelli e Daniele Carretti, il tutto impregnato da un contesto post-sovietico, tra autoironica nostalgia e tagliente sarcasmo. “Socialismo Tascabile” del 2005 aveva impresso negli ascoltatori storie emiliane, toponomastica rossa, passaggi generazionali. Nel 2008 è uscito il loro secondo disco “Bachelite” ed è un piccolo capolavoro di scrittura ed evocazioni, “un po’ meno ironico forse, meno evidentemente ideologico, più sottile”.
Domanda: Offlaga Disco Pax capitolo secondo, chiamato “Bachelite”, perché questo titolo?
Max: Bachelite era il titolo di un racconto che scrissi più o meno mentre gli Offlaga Disco Pax stavano nascendo. Qualche volta in sala prove lo abbiamo anche affrontato ma poi è rimasto lì, un po’ messo da parte. Il concetto però si vede che è rimasto in circolo e mentre eravamo in studio a registrare il disco è stato Enrico a riproporla, ampliandone la prospettiva e l’evocatività. Corsi e ricorsi.
Enrico: Avevo già in mente le grafiche per la copertina dell’album e “Bachelite” mi sembrava perfetto nel rappresentare il lavoro, un poco più da laboratorio rispetto a “Socialismo Tascabile”.
Domanda: Da “Socialismo Tascabile” ad oggi i vostri sostenitori sono sicuramente aumentati. Credete che il pubblico italiano abbia bisogno di ascoltare e leggere parole (che non siano per forza poetiche e legate alla melodia)?
Enrico: La forma parlata restituisce a chiunque la possibilità di intervenire, diciamo. In questo è sicuramente molto democratica.
Max: Non siamo abbastanza attrezzati per capire quali siano i bisogni del pubblico italiano, né siamo nati per soddisfare bisogni di cui non avevamo nemmeno la più vaga idea che esistessero. Noi alla fine scriviamo e suoniamo canzoni. Particolari finché si vuole, ma tali per noi sono. La cosa davvero diversa che ci differenzia da standard abbastanza consolidati credo sia il fatto di avere unito un certo tipo di sonorità a un immaginario evocato dai testi che in teoria poco avrebbe a che fare con esse. Un matrimonio che invece ha funzionato benissimo.
Domanda: …sonorità che in questo nuovo disco sono meno “d’accompagnamento” e più “da commento” ai reading di Max…
Daniele: Sicuramente è molto importante il legame che c’è tra musica e testo… entrambi allo stesso livello e con spazi similari… non è un audiolibro…
Enrico: Erano ben visibili dal nostro punto di vista i difetti del predecessore. Quando si dice che “Bachelite” non aggiunge nulla al predecessore dal punto di vista stilistico sorrido, pensando che sì, siamo noi tre al lavoro come al solito con la possibilità di presentarci come si deve.
Max: Nessuna parola d’ordine, ma certamente il desiderio di non ripeterci era condiviso da tutti e tre fin dall’inizio.
Domanda: “Bachelite” contiene forse meno concentrato militante/critico rispetto a “Socialismo Tascabile”. In generale quali sono i pro e contro dell’attitudine “politica” del vostro progetto?
Max: Il linguaggio dei testi di “Bachelite” è abbastanza diverso dal disco precedente, un po’ meno ironico forse, meno evidentemente ideologico, più sottile. Per certi versi io lo trovo un disco più “politico” di “Socialismo Tascabile”, ma siccome non c’è il vecchio Karl citato ovunque la cosa appare meno vistosa.
Domanda: Il Partito Socialista rischia di scomparire in Italia, che ne pensate della trasformazione politica d’oggi?
Max: Non so cosa pensare, ma del PSI di Craxi e dei suoi eredi io una gran mancanza non l’ho mai sentita. La svolta laicista di Boselli in alcuni aspetti mi appare sacrosanta, ma è la Sinistra che rischia di scomparire, non un partitino. La cosa mi pare ben più significativa, e più grave.
Domanda: Quanti scritti sono rimasti fuori dalle canzoni degli ODP? E’ ipotizzabile un’uscita bibliografica?
Max: Non scrivo molto e non tutto quello che scrivo ovviamente può essere utilizzato per il gruppo. Prima o poi mi cimenterò in qualche tentativo in questo senso, ma con calma. Le mie priorità al momento sono altre.
Domanda: Max, con la tua scrittura non hai paura di “spogliarti” troppo? Di dare il fianco ad una parte della tua vita del passato?
Max: La scelta di un testo come “De Fonseca” mi apparve al tempo abbastanza naturale. Necessaria anche per esorcizzare un sentimento molto/troppo presente in quel periodo della mia vita. “Venti minuti” invece ha comportato difficoltà maggiori, dubbi ben più consistenti. Ora che il brano c’è sono contento, ma non è stata una scelta facile. Se Enrico non avesse da sempre sostenuto l’ipotesi di un pezzo basato su quel racconto non lo avrei mai affrontato. Esclusi questi casi più “estremi” il problema di espormi troppo si pone relativamente. C’è sempre una ironia/autoironia di fondo che dovrebbe preservare la faccenda dal rischio di prendermi/prenderci troppo sul serio.
Domanda: Quali sono le difficoltà che trovate nel riproporre live, i vostri “reading elettronici”?
Daniele: Quando entriamo in studio c’è sempre abbastanza attenzione a quello che registriamo legato poi all’aspetto live e al saperlo riproporre. Per “Bachelite” sicuramente c’è stata molto più attenzione alla produzione dei suoni e quindi preparare il live è stato abbastanza impegnativo… sempre cercando di rimane il più onesti possibile suonando tutto in tempo reale e usando meno basi registrate possibile…
Enrico: Utilizziamo macchine analogiche per il 95% del live, e siamo in due a suonare, per cui la prima difficoltà sta nel riproporre l’album fedelmente quando possibile, o stravolgendo quando nella versione in studio abbiamo giocato un pochino troppo.
Domanda: C’è una foto che vi ha accompagnato in questi ultimi tre anni: voi sotto il busto di Lenin a Cavriago. Dove saranno gli Offlaga tra dieci anni?
Daniele: Dieci anni, troppi. L’anno prossimo un po’ più in là, ma senza esagerare.
Enrico: Speriamo la storia del 2012 non sia vera (la fine del mondo secondo il calendario Maya, ndr)… poi potremo pensare a dove saremo nel 2018…
Max: A Cipro, a goderci il Socialismo realizzato dal nuovo Presidente della Repubblica, che è appena stato eletto a suffragio universale. Si chiama Dimitri Christofias ed ha stravinto le ultime elezioni. Christofias è il leader del Partito Comunista dell’isola mediterranea. Oppure all’Eurofestival a duettare con Mara Redeghieri.
* Foto d’archivio
A cura di Riccardo Marra