Maggio 2007: I Perturbazione riprendono da dove avevano lasciato: il soffice pop rock del nuovo lp “Pianissimo Fortissimo”, infatti, è un po’ una sorta di continuazione virtuale delle atmosfere trasognanti del precedente “Canzoni Allo Specchio”. Dunque ancora un nuovo episodio del canzoniere delicato dei torinesi che virano, ancor di più, verso una forma canzone levigata e tiepida. E poi c’è il salto alla major EMI, dopo la fine dell’era Mescal, vissuto come un normale passo da fare e non come un tradimento. Il Cibicida ha fatto una chiacchierata telematica con Gigi Giancursi che, assieme a Tommaso Cerasuolo, rappresenta l’anima compositiva dei Perturbazione.
Domanda: Partiamo dal titolo del disco: “Pianissimo Fortissimo”. Cosa c’è dietro?
Gigi: C’è un risveglio di Tommaso con questo titolo in testa, lui che viene da tutti noi e ci dice: “Mi è venuto questo titolo” – tutti noi che diciamo: “Bello!”, lui stupito. Perchè di solito le cose non funzionano così. Prima si passa alla fase: notte dei lunghi coltelli.
Domanda: Sempre il “tempo” a segnare le vostre canzoni. Come vivete questa fase della vostra carriera?
Gigi: In ritardo…
Domanda: Prima la Mescal e ora una major (la EMI, ndr). Affinità e divergenze…
Gigi: Affinità: tutte le persone che fanno parte dell’una e dell’altra e lavorano sul campo, sono davvero appassionate di musica. E’ un luogo comune il fatto che nelle major ci siano persone incompetenti. Si possono criticare le strategie, quello si, ma le singole persone hanno realmente messo la loro vita al servizio della musica. Divergenze: cambia il punto di vista di chi ti vuole attaccare a tutti i costi. Prima eri un venduto perchè stavi su Mescal, ora sei un venduto perchè stai su EMI.
Domanda: Non avete la tentazione di dare un pugno sul naso a chi vi dice che siete “sanremesi”, dimostrandogli, quindi, che non lo siete?
Gigi: Claudio Villa si presentò sulla passerella sanremese e un ragazzo figlio non del ’77, ma del clima televisivo del ’77 (che è cosa diversa), gli disse: “E tu, che ci sei venuto a fare qui?” – Claudio Villa (buonanima) gli dette una pizza e rispose: “Ecco che cosa ci sono venuto a fare!”. Geniale.
Domanda: Dieci brani, dieci storie personali. Perché niente canzoni più impegnate stile “Animalia” o “Il materiale e l’immaginario” di “Canzoni allo Specchio”. I tempi d’oggi sono un’inesauribile fonte d’ispirazione…
Gigi: Abbiamo meditato a lungo prima di imboccare il tunnel di “Pianissimo Fortissimo” su quali sarebbero state le liriche del disco, i temi. C’era una gran voglia di produrre dei testi che parlassero in qualche modo di quello che ci succede. Il disco è solo la punta dell’iceberg di una serie di tentativi. Tra questi c’era una canzone sul blackout elettrico e le varie conseguenze. Ma non ci è sembrata all’altezza, ci sembrava che gli mancasse qualcosa.
Domanda: Quanto è stato importante il “tocco” di Maurice Andiloro al mixer?
Gigi: Di che genere di “tocco” stai parlando? Scherzi a parte, è stato davvero un membro del gruppo durante quel periodo. Non gliel’abbiamo mai confessato ma è davvero così.
Domanda: Nel brano “Nel mio scrigno” c’è il backing vocal di Manuel Agnelli. Com’è nata quella collaborazione?
Gigi: Con Manuel ci siamo conosciuti ai tempi del Tora!Tora!, un altro pezzo di storia della musica italiana di cui si sente la mancanza dopo che è scomparso. C’è stata sempre stima reciproca. In quel periodo lui passava dalla nostre parti e l’abbiamo agganciato. E’ stata dura trasportarlo avvolto in un tappeto su un furgone delle poste, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Domanda: Avete concesso online, a San Valentino, il download del pezzo “Un anno prima”. E’ una cosa che farete ancora in futuro, magari con lo sharing di più tracce?
Gigi: Non sappiamo in questo momento più cose. Primo. Se faremo un altro disco. Secondo. Se, nel caso che lo facessimo, esisteranno ancora i supporti fisici per i dischi. Terzo. Come si evolverà la diffusione della musica nel nostro prossimo futuro. Quindi è molto difficile sapere adesso cosa potremmo fare allora. Certo è che ci è sempre piaciuto sperimentare nuove forme di comunicazione, forse come contrappasso per la “tradizionalità” della nostra musica. Vedremo.
Domanda: Il pop: parola palindroma ed equivoca. Cos’è per voi fare del buon pop?
Gigi: Fornire all’ascoltatore una buona ragione per pensare che c’è qualcosa di bello al mondo. E cercarla anche noi nelle canzoni altrui.
Domanda: Pensate, per il futuro, di accelerare un po’ il vostro andamento, magari con qualche chitarra elettrica in più?
Gigi: Così appesantiremmo il furgone e la lancetta del contachilometri scenderebbe… In realtà diciamo sempre che il nostro prossimo disco (se ci sarà) sarà elettronico. Ma non ci crediamo neanche noi.
Domanda: Leggevo da qualche parte che quasi tutta la band è patita di Lost, il serial di JJ Abrams. Confermi?
Gigi: Tutti tranne uno, Rossano. Nel senso che ne è inconsapevole. A questo proposito ringraziamo italiansubs e subfactory per fornirci i sottotitoli delle puntate in tempo reale. Questi ragazzi dovrebbero essere incoronati Cavalieri del Lavoro. Altro che Berlusconi. Lost per me, e lo dico senza ironia, è la Divina Commedia del 2000.
Domanda: Domanda di rito: se ti dico “Cibicida”, cosa ti viene in mente?
Gigi: Una malattia. E’ normale?
* Foto d’archivio
A cura di Riccardo Marra