28-04-07: In occasione del concerto tenuto dai Verdena al Krossower di Scordia (Ct), Il Cibicida ne ha approfittato per raggiungere telefonicamente Roberta Sammarelli, bassista della band bergamasca. Alcune domande incentrate sull’ultimo – quarto – lavoro della band, “Requiem”, e qualche considerazione sulla loro già “sostanziosa” carriera sono gli argomenti della informale chiacchierata cui abbiamo dato vita. Buona lettura.
Domanda: “Requiem” è il primo album per il quale avete stampato in copertina le vostre facce. E’ stato un modo per affermare con forza che i Verdena siete e restate solo voi tre? Ci riferiamo ovviamente al momentaneo innesto di Fidel Fogaroli…
Roberta: Mah, guarda, è stata una cosa uscita fuori mentre eravamo in studio, che è capitata, avevamo questa immagine è ci è piaciuta subito. Era un qualcosa di totalmente diverso da tutte le altre copertine, e con questa invece volevamo proprio fare qualcosa che si distaccasse dal resto. Il fatto, poi, che siamo in tre è abbastanza evidente… che non siamo più in quattro.
Domanda: Ascoltando “Requiem”, a tratti tornano alla mente i Kyuss, suona tutto un po’ più grezzo, più sporco, meno ovattato. Vuol dire che ci avete lavorato sopra un po’ meno in fase di mixaggio e produzione?
Roberta: Questo disco l’abbiamo fatto totalmente da soli… semplicemente, coi mezzi che avevamo abbiamo cercato di fare il meglio possibile, con quello che avevamo in mano. Comunque i Kyuss sono, ovviamente, un buon punto di riferimento per noi.
Domanda: Cosa vi ha dato la collaborazione con Mauro Pagani? E come mai è rimasta limitata a sole due tracce?
Roberta: Perché con lui volevamo finire questi pezzi acustici, mentre per tutti gli altri brani non avevamo bisogno di un produttore. Per quanto riguarda i pezzi acustici, ne avevamo tantissimi, ne abbiamo scritti almeno una ventina, tutti non finiti e conclusi, e quindi volevamo qualcuno che ci aiutasse a focalizzare meglio i pezzi finiti, e abbiamo pensato a lui che è un musicista d’esperienza, molto bravo a suonare un po’ tutti gli strumenti… infatti per finire questi brani non ha suonato il violino, che è il suo strumento principale, ma ha fatto l’harmonium, ha fatto il mellotron, il piano…
Domanda: L’esperienza accumulata stando in tour all’estero ha influito in qualche modo sul risultato finale di “Requiem”?
Roberta: Sicuramente. Non so di preciso in che modo, però qualsiasi esperienza che facciamo credo vada ad influire inevitabilmente sulla nostra musica.
Domanda: Negli ultimi anni, per quasi tutte le band la parola d’ordine è diventata “sperimentare con l’elettronica”. I Verdena, al contrario, ad ogni uscita suonano sempre più “vintage”. Scelta precisa o necessità espressiva?
Roberta: E’ il nostro istinto. Non ci poniamo molti problemi, non studiamo le situazioni, semplicemente facciamo quello che ci viene di fare…
Domanda: Quindi non escludete a priori l’uso dell’elettronica… magari in futuro…
Roberta: No, non escludiamo nulla… possiamo certamente dire che non ci piacciono un certo tipo di suoni troppo “scientifici”, però c’è dell’elettronica che ci piace, i Kraftwerk, i Chemical Brothers… gruppi che sono fra i nostri ascolti.
Domanda: I Verdena e l’indole punk. Sentite di avere un rapporto diretto col genere in questione o magari soltanto derivato e filtrato attraverso altre esperienze?
Roberta: Non penso ci sia un rapporto direttissimo con il punk. Il punk che ascoltiamo, che abbiamo ascoltato in passato e che ogni tanto ascoltiamo ancora, è talmente lontano, non l’abbiamo potuto “vivere”, e quindi non possiamo sapere veramente di cosa stiamo parlando. Già per il rock anni ’90, che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, il discorso è diverso… ma il punk anni ’70 non è stato poi così importante per noi come Verdena.
Domanda: In altre interviste avete fatto spesso il nome dei Black Flag…
Roberta: Si, sono tra i gruppi che ascoltiamo, fra quelli che ci hanno dato qualcosa…
Domanda: Che fine ha fatto la prassi di pubblicare un ep di anticipazione dell’album? Quegli ep sono sempre state delle vere e proprie chicche, ricche di cover e b-side…
Roberta: Quest’anno abbiamo deciso di non fare l’ep prima del disco perché ci andava di spezzare un po’ le cose, il ritmo che avevamo. In realtà non abbiamo neanche avuto il tempo di farlo… ma comunque dovrebbe uscire adesso, post-album.
Domanda: Vantaggi e svantaggi dell’autoproduzione…
Roberta: Il vantaggio è, chiaramente, che puoi lavorare fino a quando non riesci ad ottenere quello che decidi tu e solo tu… lo svantaggio è sicuramente il rischio di perdere la lucidità mentale durante il lavoro.
Domanda: I vostri quattro album sono ognuno molto diverso dagli altri, non vi siete mai limitati a riproporre una formula che garantisse successo. Cosa vuol dire rischiare per i Verdena?
Roberta: Secondo me noi abbiamo sempre rischiato, nel senso che non ci siamo mai ripetuti, non ci siamo mai fatti problemi nel dare sfogo al nostro istinto. Alla fine per noi non è un businness, registrare è una necessità, è quello che ci viene di fare dalle viscere, quindi non c’è dietro nessun ragionamento mentale.
Domanda: Domanda di rito: se ti dico Cibicida cosa ti viene in mente?
Roberta: Oddio… Cibicida… un insetticida!
* Foto d’archivio
A cura di Emanuele Brunetto