In questa occasione gli Afterhours hanno deciso di programmare ben due serate (200 posti disponibili per ognuna, andati in fumo in appena 90 secondi) in cambio di un contributo di 15 Euro, adeguatamente ripartiti per l’allestimento e la realizzazione dello spettacolo. Ma ciò che rende ancora più unico questo evento è che il Teatro Coppola ha deciso di donare una parte del ricavato al Campo San Teodoro Liberato, ultimamente vittima di vandalismo, un campo riaperto e occupato qualche anno fa e valorizzato dalla squadra di rugby de I Briganti di Librino, recentemente riqualificato anche dall’intervento del G124, fortemente voluto dall’architetto Renzo Piano.
Lo spettacolo di stasera è completamente diverso da quelli cui ho avuto modo di assistere negli anni. Com’è già noto, la formazione ha subito cambiamenti importanti negli ultimi mesi: le uscite di Giorgio Prette prima e di Giorgio Ciccarelli poi hanno rappresentato una brutta perdita per la band, che si è dovuta privare di elementi carismatici e ormai storici. Ma a sostituirli sono stati chiamati due musicisti splendidi che hanno reso questo tour indimenticabile: dietro la batteria Fabio Rondanini (già Calibro 35) e poi il polistrumentista Stefano Pilia (già a lavoro con i Massimo Volume). Entrambi hanno prestato il loro servizio ben oltre le aspettative, con interventi ben calibrati e sempre perfetti.
La band sale sul palco a luci ancora spente e dal buio della sala emerge Manuel Agnelli che canta a cappella Io so chi sono, dell’ultimo album “Padania”. Questa versione spoglia di qualsiasi orpello armonico rende l’esecuzione estremamente forte dal punto di vista emotivo, dando ad ogni parola il peso di un macigno. Il concerto prosegue come da tradizione Afterhours: ricco di suoni, possente e travolgente. I brani di “Padania” trovano ampio spazio, com’è giusto che sia, ma nella scaletta fanno capolino anche classici della band non sempre presenti nelle setlist come Ossigeno e Baby Fiducia. A rendere tutto un po’ più magico sono le cover Place To Be (di Nick Drake) e Lilac Wine (di Jeff Buckley).
La circostanza di trovarsi in una dimensione teatrale non scalfisce minimamente il sound della band, che affronta il palco con la grinta di sempre. Lo spettacolo diventa imponente anche grazie ai reading di Manuel, appoggiati su tappeti noise di indecifrabile bellezza, grazie a Xabier Iriondo ma anche al supporto di Roberto Dell’Era e Rodrigo D’Erasmo. Il momento più intenso del concerto arriva sicuramente quando la band, a luci accese, letteralmente attorniata dal pubblico al centro del Teatro Coppola, esegue Non è per sempre in unplugged, cantata a squarciagola da tutti i presenti. Un momento molto intenso, con la gente quasi pronta ad abbracciare fisicamente la band milanese. Il concerto, cominciato alle 21.15 circa, termina poco dopo le 23.30: un enorme plauso all’organizzazione e alla band che, nella città dove i concerti cominciano ben oltre le 23.30, è riuscita a garantire anche a noi aspiranti trentenni due ore di concerto senza rendere l’attesa e il day after difficoltoso.
SETLIST: Io so chi sono – Spreca una vita – Costruire per distruggere – Lettura Gramsci – Sulle labbra – Sangue di giuda – Place to Be (Nick Drake cover) – Baby fiducia – Ballata per la mia piccola iena – Solo Xabier Iriondo – Metamorfosi – Terra di nessuno – Padania – Solo Stefano Pilla – Varanasi baby – Lettura Pessoa – La sottile linea bianca – Non è per sempre – Solo Fabio Rondanini – Ossigeno —encore 1— Solo Manuel Agnelli – Lilac Wine (Jeff Buckley cover) – Solo Rodrigo D’Erasmo – Bianca – Riprendere Berlino —encore 2— Solo Roberto Dell’Era – Quello che non c’è