Per gli amanti del rock indipendente quello coi Trail Of Dead a Bologna era un appuntamento da evidenziare nell’agenda. L’Estragon è ben lontano dall’essere sold out, ma i vistosi vuoti vengono ben compensati dalla passione dei 400 presenti: non a caso siamo di fronte alla classica band di culto, a detta di molti critici forse la più sottovalutata dell’ultima decade. Dopo il piacevole garage rock dei Gringo Star, che hanno in comune con i Trail Of Dead soprattutto uno sfrenato amore per la rotazione agli strumenti (ben 4 si alternano alla batteria!) è la volta del sestetto di Austin, che non tradisce le attese, che grazie all’ultimo splendido album “The Century Of Self” erano altissime. Conrad Keely, Jason Reece e compagnia ripropongono live quello che amano fare in studio, ovvero un maestoso muro sonoro che non ha eguali nel panorama musicale odierno: infatti dopo l’interessantissimo prog-rock di Giants Causeway (prima traccia dell’ultimo lavoro in studio) si inizia a fare sul serio con le nuove Far Pavillions e Isis Unveiled, e brani meno recenti (tra cui la celeberrima Will you smile again?). Il filo comune è sempre quello: uno sviscerato amore per l’epicità sonora, con lunghe cavalcate di chitarre distorte accompagnate da una doppia batteria. Arrangiamenti così barocchi possono essere però giustificati solo se dietro ci sono grandi melodie. E nel caso dei Trail Of Dead ci sono. Basta ascoltare Caterwaul: strofa e ritornello degne dei migliori Smashing Pumpkins, e durante un passionale bridge con pianoforte un assatanato Jason Reece (dopo essersi alternato per l’intero live tra chitarra e percussioni) si conferma autentico animale da palcoscenico, salendo sugli amplificatori per urlare a squarciagola lo splendido finale. Con una canzone del genere, con queste canzoni del genere, avessero qualche chilo in meno e le frangette giuste i Trail Of Dead sarebbero straricchi e famosi. Ma se ne fregano: il trasporto col quale Keely e Reece suonano e cantano, convinti di fare la cosa giusta, è il più bel regalo che un amante della loro musica possa ricevere. Il live procede con Clair De Lune, e si conclude con Mistakes & Regrets e Perfect Teenhood, che mandano in delirio i fan di vecchia data. In questa memorabile serata devo però segnalare qualche neo: non avrebbero guastato un paio di canzoni in più in scaletta (un ora e venti minuti per un gruppo che non si risparmia sul palco è davvero poco) e soprattutto avrebbero meritato maggiore spazio le tracce più soft della discografia dei Trail Of Dead; basta infatti ascoltare per intero qualsiasi album della band texana per scoprire un incredibile alternanza delle sopraccitate cavalcate sonore con splendide ballate al piano e canzoni pop-rock che i Gallagher odierni neanche si sognerebbero di comporre. Ma, come mi ha ribadito Conrad Keely a fine concerto, ai Trail Of Dead non interessa “vendersi bene”, ma semplicemente fare ciò che più gli si addice. Ovvero grande musica.
(“Will You Smile Again?” live @ Bologna, Estragon)
A cura di Karol Firrincieli