In un tempo non troppo lontano Milano ospitava praticamente tutti i tour degni di nota nel panorama rock internazionale e Novembre era un mese dove, a volte, si doveva scegliere fra due/tre proposte musicali estremamente valide ogni sera. La situazione attuale – nonostante rimanga paradisiaca rispetto al resto d’Italia – è nettamente diversa, assolutamente marginale rispetto a realtà come Londra e Parigi. Nonostante la capitale del Regno Unito mantenga un fascino unico per gli appassionati della musica rock, la città francese (a parità di concerto) stravince il confronto come sede per una trasferta musicale: prezzi ancora accessibili (a differenza di Londra, ormai improponibile per uno stipendio medio italiano), cibo eccellente e soprattutto una sensazione di bellezza diffusa che permea ogni angolo di questa magica metropoli.
E’ esattamente quello che penso nei dieci minuti a piedi che separano il mio B&B da La Maroquinerie, locale che ha un ristorante ben distinto dalla sala concerti, che alle 19.00 è ancora chiusa. Pensando che la situazione vada per le lunghe decido di fare un giro per il quartiere. Tra una brasserie e l’altra scorgo una fila chilometrica fuori da una libreria; mi avvicino incuriosito e con grande sorpresa scopro che tutto quel casino è dovuto alla presenza di uno dei miei miti d’infanzia: Brian May, chitarrista dei Queen.
Ma gli anni passano e anche i minuti: ritorno a La Maroquinerie giusto in tempo per l’esibizione dei Midnight Masses, che cominciano alle 19.30 in punto in una sala che presenta già un discreto colpo d’occhio. La cosa sarebbe impensabile in Italia, ma una puntualità del genere non può che far piacere a chi va ai concerti per passione come il sottoscritto. I Midnight Masses hanno tra le loro fila metà dei Trail Of Dead: Jason Reece e soprattutto Autry Fulbright, nella per me insolita veste di frontman. Questo progetto musicale (con sonorità più garage rispetto ai Trail of Dead) è una piacevolissima sorpresa e merita ascolti futuri più approfonditi.
L’attesa per gli headliner della serata (allietata da un paio di ottime birre e da quattro chiacchiere con Conrad Keely, che mi ha raccontato tra le altre cose del suo desiderio di suonare a Roma) è tanta, ma devono ancora esibirsi i My Favourite Enemies, giovane band di Montreal che ha condiviso questo tour europeo con i Trail Of Dead. I ragazzi canadesi sanno suonare, ma le loro melodie ultracommerciali tendenti all’emo-punk fanno a cazzotti con le loro presunte influenze musicali citate su Wikipedia. Questione di gusti: a me non piacciono, ad altri sì (ogni riferimento ad una decina di loro fan presenti stasera è puramente voluto).
Quando finalmente salgono sul palco i Trail Of Dead la sala (abbastanza angusta, a dire il vero) è stracolma. Guadagnando un’ottima seconda fila, mi godo una prima parte di concerto assolutamente esplosiva, incentrata sull’ultimo album (l’eccellente “IX”). A Million Random Digits è un’autentica rasoiata al cuore, Jaded Apostles conferma quanto di buono sentito su album con tre batteristi all’opera (avete capito bene: tre) e Lie Without A Liar vede l’ottimo Jamie Miller abbandonare momentaneamente le percussioni per imbracciare la chitarra e dare vita all’esecuzione vocale migliore della serata, a testimonianza della bontà della nuova line up, composta da quattro musicisti che sanno fare praticamente tutto.
Se Another Morning Stoner suscita il classico entusiasmo tra i presenti (anche se personalmente non capisco come possa essere considerata una delle migliori canzoni della band), a me interessano maggiormente due autentiche gemme ripescate dalla discografia dei texani, che ridanno dignità a due grandi album come “Tao Of The Dead” e “The Century Of Self”: l’inquietante Spiral Jetty e Bells Of Creation sono due brani semplicemente meravigliosi, che dimostrano come questa band possa spaziare da un genere all’altro con fatica irrisoria, mantenendo standard qualitativi altissimi. La serata fa però il botto definitivo con il riff incendiario di Catatonic, brano che vede salire in cattedra un sempre indemoniato Jason Reece.
La situazione degenera, così (causa pogo discretamente violento) mi rifugio in prima fila, stando attento a non beccarmi nessuna chitarra in faccia (l’entusiasmo è tanto, ma le distanze non sono quelle di un concerto a San Siro). Ottima la resa live di quella che rimane la migliore canzone dei Trail Of Dead, Will You Smile Again?, anche se dal punto di vista emotivo è ancor più grande l’impatto lasciato da Caterwaul, durante la quale accade praticamente di tutto: per festeggiare la fine del tour i My Favourite Enemies (travestiti da pirati) invadono il palco, mentre Jason Reece e Autry Fulbright (con tanto di basso) fanno crowd surfing. Un autentico delirio, una grande festa alla quale tutti i presenti partecipano.
E’ il momento dei bis: Relative Ways conferma le difficoltà vocali a fine tour di Keely (unico neo del concerto, insieme all’assenza delle tastiere che tanto ha tolto ad alcune canzoni), la splendida How Near How Far è eseguita espressamente su richiesta (fatta fuori dalla setlist “Worlds Apart”: peccato) mentre A Perfect Teenhood e Richter Scale Madness rappresentano la classica, devastante conclusione che costa la vita al basso di Autry Fulbright, sfasciato a fine live.
Tornato in albergo, realizzo come i social a volte possano essere davvero importanti nella vita: cazzeggiando su Facebook scopro che Conrad Keely il giorno dopo si esibirà in un live acustico in un pub zona Bastille, Le Motel. Dovendo rimanere un altro giorno a Parigi, l’occasione per me è imperdibile: dopo essermi sorbito per svariati anni insulse cover band tra una birra e l’altra stavolta il destino mi offre un concerto unplugged di primissimo livello, in un contesto davvero intimo. Keely è accompagnato da Autry Fulbright, dando vita ad uno showcase dove –tra varie cover e qualche canzone dei Midnight Masses – lo spazio per le canzoni dei Trail Of Dead è davvero risicato.
Non mancano comunque alcune chicche, come la meravigliosa “Time And Again” e le versioni unplugged di “Awestuck” e “Another Morning Stoner”, cantate stasera in modo ineccepibile. Lo sforzo è davvero apprezzabile, visto che non è da tutti spendersi per una serata simile un giorno dopo la fine di un lungo tour europeo. A fine concerto riscambio due parole con Conrad, congedandomi da lui in un modo tanto scontato quanto spontaneo: lo ringrazio per la sua musica, raccontandogli che a volte – mentre prendo la metro alle sette e venti del mattino devastato dalla quotidianità lavorativa – le sue canzoni in cuffia svoltano la mia giornata, rendendola nettamente migliore. Lui a momenti si commuove: è questa la cartolina più bella di Parigi.
SETLIST: A Million Random Digits – The Ghost Within – Jaded Apostles – The Lie without A Liar – Awestruck – Another Morning Stoner – Mistakes & Regrets – The Spiral Jetty – Catatonic – Homage – Heart In The Hand Of The Matter – Bells Of Creation – Will You Smile Again? – Caterwaul —encore— Relative Ways – Totally Natural – How Near How Far – A Perfect Teenhood – Richter Scale Madness