Ormai sono tante, troppe le band che saltano l’Italia nei propri tour, vuoi perché i promoter non hanno troppa voglia di rischiare, vuoi per alcuni precedenti poco incoraggianti. Se però parliamo di band di culto, ovvero formazioni musicali pronte a smuovere pochi ma motivatissimi avventori, andrebbe fatto un discorso a parte: meglio provare ad alzare leggermente il prezzo del biglietto, ma almeno garantire uno show italiano della band in questione.
Sarà stato questo il ragionamento che avranno fatto gli organizzatori della data italiana degli Ash, che hanno intelligentemente proposto un prezzo leggermente più alto della media (quasi trenta Euro il costo del biglietto) vincendo comunque la scommessa, dato che il Legend Club è quasi sold out, con una buona presenza di pubblico straniero, a testimonianza della dimensione sempre più cosmopolita di Milano. La location per questo genere di concerti è una piacevolissima new entry nel panorama musicale indie milanese, visto che in genere si presta per live un po’ più duri, alcuni tra l’altro di un certo prestigio (qui doveva addirittura tenersi un live di Scott Weiland qualche anno fa, sinistramente annullato qualche mese prima del suo decesso). L’acustica è più che buona, la visuale pure: locale promosso.
Aprono la serata gli interessanti Indoor Pets, perfetti sparring partner per gli Ash, che salgono sul palco dieci minuti prima del previsto. La band nordirlandese mantiene intatte le motivazioni nel corso dei decenni, e si vede: live di primordine, dove trovano spazio quasi tutti gli album pubblicati da Tim Wheeler e soci, con un ovvio occhio di riguardo all’ultimo “Islands”. Da questo, infatti, vengono intelligentemente scelti parecchi brani, ma a spiccare in particolare sono due canzoni, l’insolitamente danzereccia Confessions In The Pool (irrestistibile!) e l’epica Incoming Waves, segno di un’ispirazione ritrovata da parte di Wheeler, con l’aggiunta di alcuni elementi abbastanza sconosciuti finora nello stile della band, come un uso brillante del synth e l’ottima seconda voce del batterista Rick McMurray.
Non mancano nella setlist i grandi classici (Shining Light, Girl From Mars, Burn Baby Burn) e sono presenti altri elementi estremamente caratteristici dello stile della band di Downpatrick: punk da teenager (Kung Fu, Cocoon), punk più maturo (la sempre irresistibile Jesus Says, Buzzkill) ed episodi di songwriting dove gli Ash toccano vette elevatissime (le meravigliose Orpheus e Walking Barefoot). La serata si conclude con la band che lascia il palco sulle note in sottofondo di “(I’ve Had) The Time Of My Life” (scelta brillantemente folle), salutando Milano e l’Italia per chissà quanto tempo. Speriamo non sia troppo.
SETLIST: True Story – Kung Fu – Cocoon – Annabel – Oh Yeah – Confessions In The Pool – A Life Less Ordinary – Goldfinger – Walking Barefoot – Shining Light – All That I Have Left – Incoming Waves – Orpheus – Cantina Band (John Williams cover) – Jesus Says – Numbskull – Buzzkill – Girl From Mars – Burn Baby Burn —ENCORE— Did Your Love Burn Out? – Lose Control