Poco male, in fondo chissenefrega di queste punzecchiature fra artisti e industria, non sono mica roba nuova. Di nuovo (e neanche tanto) c’è solo il mezzo, che stavolta è internet. L’unica cosa che importa, questa sera, è vedere e sentire finalmente all’opera Yorke con una creatura diversa dai suoi Radiohead, gli Atoms For Peace. L’impatto, fin dall’iniziale Before Your Very Eyes, è ottimo, nel senso che Thom appare decisamente più rilassato rispetto a quando lo si vede accanto agli storici compagni. E anche più dinoccolato, dato che già con la successiva Default comincia la sua personalissima esibizione danzereccia a base di tutte quelle mossette già ampiamente mostrate nei mesi scorsi.
Flea è scatenato come solo lui sa essere e durante The Clock ne dà un primo assaggio. Thom invece spiccica le poche parole d’italiano che conosce, alternando un “grazi” a un “buonaseri” e poi a un “andiamo” che raccolgono gli applausi del pubblico. Si siede al piano per la meravigliosa Ingenue e via di filato senza alcun intoppo (fortunatamente nessun problema all’impianto audio affligge oggi la band, come accaduto la sera prima per l’altra tappa in Italia del tour, a Roma).
Come non detto, a metà setlist saltano i maxi-schermi che mostrano ai più distanti ciò che accade sul palco: male per chi, così, ha meno cognizione dei movimenti della band. Bene per tutti gli altri, invece, dato che solo a schermi spenti si riescono ad apprezzare davvero i giochi di luci in fondo al palco e l’immagine stessa della band che risulta più nitida e meno disturbata dalla luminosità degli schermi. La performance degli Atoms For Peace a tratti diventa un immenso, sofisticato e ricercato rave, come durante And It Rained All Night e Dropped. Viene il momento di Harrowdown Hill e Thom si dimena come uno scalmanato, tanto che a fine pezzo decide di togliere la maglia e rimanere a torso nudo: starà frequentando troppo Flea (che, per la cronaca, s’era già spogliato un bel po’ di minuti prima)?
Cymbal Rush chiude la prima parte del live, che riprende un paio di minuti dopo per l’ultima mezz’ora: Thom risale così on stage e presenta tutti i membri della band, con un fare ironico e una vocina stridula che stimola risate tanto sotto che sopra il palco. Riprende la danza con Hallow Earth, poi Feeling Pulled Apart e infine il dittico The Eraser / Amok che chiude alla grande il primo encore e si attesta fra i momenti migliori della serata.
Ancora qualche secondo di pausa e poi è la volta del gran finale, affidato al pezzo da “The Eraser” (esordio solista di Yorke) che dà il nome alla band e alla conclusiva Black Swan, uno dei brani più apprezzati della produzione recente del frontman dei Radiohead.
Dopo un’ora e mezza di concerto – durata standard e scaletta pressoché standard di questo tour – la sensazione è quella di una band parecchio affiatata nonostante la diversità d’estrazione dei singoli, di uno Yorke ispiratissimo che sembra divertirsi davvero molto nell’interpretare questi brani e di una resa che dal vivo convince forse anche più che su disco, con Joey Waronker e Flea particolarmente in palla e decisivi per il risultato finale. Thom, dal canto suo, lo promuoviamo ancora. C’erano dubbi al riguardo?
SETLIST: Before Your Very Eyes – Default – The Clock – Ingenue – Stuck Together Pieces – Unless – And It Rained All Night – Harrowdown Hill – Dropped – Chymbal Rush —encore— Hallow Earth – Feeling Pulled Apart – The Eraser – Amok —encore 2— Atoms For Peace – Black Swan