Cosa potrebbe rendere leggermente più sopportabile una gita in una delle rare giornate di pioggia della stagione, con annessa preoccupazione per il ritorno del giorno dopo, con uno sciopero scoperto solo la mattina della partenza? Forse nulla, o magari un concerto in un posto piccolo, senza stress. Anzi, con un po’ di dinamismo sonoro antistress.
L’ex Cinema Lumière di Pisa, nato nel 1905 con il nome di Primario Cinematografo Lumière, oggi è una piccola realtà nell’ambito di clubbing e musica dal vivo in pieno centro, potrebbe contenere almeno tra le trecento e le quattrocento persone, ma ad attendere i newyorkesi Bodega, ce ne sono soltanto una trentina. Ed è proprio a concerti così che si collezionano sempre scene da Oscar, non solo da parte degli spettatori, ma anche degli artisti stessi.
Nikki Belfiglio, Ben Hozie e soci appaiono sul palco con quasi quaranta minuti di ritardo e si mettono a macinare pezzi su pezzi come una macchina da guerra, eseguendo quasi al completo “Endless Scroll” (2018) e il loro nuovo “Broken Equipment” (qui la nostra recensione). Il focus visivamente è quasi tutto sull’energia di Nikki, figura magnetica con i suoi iconici occhiali bianchi, e sul drumming esplosivo di Tai Lee; a rubar loro la scena a volte sono i guitar riff di Dan Ryan, mentre Ben e il bassista Adam See, sebbene altrettanto protagonisti, risultano più pacati e “in ombra”.
La partenza è riservata ai guizzi elettrici e i ritmi scanditi di Thrown, seguita dall’iconico accento della versione italiana di Statuette On The Console, alzando i toni con la breve Bodega Birth e la velocità con il pezzo forte How Did It Happen?!. Impossibile stare fermi, nonostante la calma e il mezzo imbarazzo iniziale che sembra frenare gli spettatori. Dinamicità è la parola chiave che meglio rappresenta una performance del quintetto statunitense, che passa per un’anthemica How Can I Help Ya? e rallenta leggermente con i giri armonici della vecchia Tarkovski, traccia risalente agli esordi come Bodega Bay, affinata e allungata con una piccola jam strumentale.
Scena bonus a metà dell’esibizione: lo scazzo della batterista. Durante uno stacco, tra un brano e l’altro, a un certo punto Tai si rivolge al frontman abbastanza risentita, come se non volesse più fare qualcosa, non si capisce quale problema ci sia, ma la sua espressione non è per niente delle più contente e tale sarebbe rimasta fino alla conclusione.
Ad arrivare alla fine non mancano altri brani d’effetto, come le ritmiche scandite di Territorial Call Of The Female, una Doers che “graffia” un po’ di più, la scatenatissima Gyrate e i giochi chitarristici di Dan su Name Escape. Tuttavia, la decisione di chiudere con l’attacco mordi e fuggi di I’m Not A Cinephile lascia un po’ l’amaro in bocca e tutti disorientati per la fine abbastanza brusca dello show: esecuzione valida, ma scaletta da rivedere. Avrebbero senz’altro reso ancora meglio di fronte ad un pubblico maggiore, ma tant’è, in Italia sono pur sempre ancora semi-sconosciuti.
Finale a sorpresa: CD ed LP di “Broken Equipment” sono sold out ormai dal tour UK, dove l’art-punk/rock vitale e divertente del gruppo è molto apprezzato, ma nel caso si volesse sostenere la band, oltre alle classiche t-shirt, c’è sempre il dvd di “PVT Chat”, film erotico diretto da Ben nel quale recita anche Nikki, e la musicassetta della colonna sonora, curata da Austin Brown dei Parquet Courts. Espressioni al banco del merch tipo “first reaction: shock, shock because…”. Sipario.