Chi abbia anche solo una conoscenza sommaria della storia dei Beach Boys, di Brian Wilson e della composizione di “Pet Sounds”, sa già cosa aspettarsi da un live della band californiana. Assistere allo spettacolo di un uomo perso nel vortice della sua mente che dopo cinquant’anni non smette di urlargli contro, non significa di certo vivere quelle stesse follie che da sempre animano una delle figure più tormentate della storia della musica.
Lo spirito ambiguo che permane durante tutta la durata del live è esattamente quello che animava il gruppo dalla sua nascita al raggiungimento del successo immortale: cori stratificati, tastiere sontuose, follia, genio e tormento travestiti da varchi per nostalgie adolescenziali. Brian Wilson quasi non riesce a cantare, a eccezione di qualche frase sparsa nei primi tre pezzi, lasciando le esecuzioni ad Al Jardine, a suo nipote Mark Jardine che lo sostituisce vocalmente e a giro a quasi tutti i nove musicisti della band che lo accompagnano in tournée.
Wilson stecca spesso e si porta avanti a fatica, ma la potenza che sprigionano la maggior parte delle sue composizioni geniali, schizoidi, pionieristiche che hanno attraversato oltre cinque decenni si esprimono con un’autenticità irripetibile: i pezzi più celebri della band di Hawthorne (California Girls, I Get Around, Dance Dance Dance) lasciano il posto all’intera esecuzione di “Pet Sounds”, con Don’t Worry Baby che insieme a Good Vibrations si rivelano le performance migliori in termini di impatto, Sloop John B, rivisitazione di un vecchio brano folk tradizionale caraibico intitolato “The John B Sails” e considerato uno dei primi pezzi folk rock della storia della musica.
Durante l’encore con la tripletta Barbara Ann, Surfin’ USA, Fun Fun Fun il disagio malinconico di Wilson contrasta fortemente con l’esaltazione del pubblico e della band, rafforzando ancora di più quella sensazione di follia tormentata che se da un lato gli ha offerto l’immortalità artistica, dall’altro lo ha devastato mentalmente e fisicamente. Oggi assistere a questo genere di esibizioni significa osservare da vicino il funzionamento contorto e geniale che lubrifica certe menti brillanti, ma implica anche una partecipazione emotiva da cui è difficile sottrarsi. La leggerezza del Sounds Of Summer non è mai esistita.
SETLIST: California Girls – Dance Dance Dance – I Get Around – Shut Down – Little Douce Cuope – Surfer Girl – California – Don’t Worry Baby – Darlin – Feel Flows – Sail On, Sailor – Wouldn’t It Be Nice – You Still Believe In Me – That’s Not Me – Don’t Talk (Put Your Head On My Shoulder) – I’m Waiting For The Day – Let’s Go Away For – Sloop John B – God Only Knows – I Know There’s An Answer – Here Today – I Just Wasn’t Made For These Times – Pet Sounds – Caroline, No – Good Vibrations – Help Me Rhonda – Barbara Ann – Surfin’ USA – Fun Fun Fun – Love And Mercy