Febbraio 2020: Bugo partecipa a Sanremo, Bugo programma un concerto al Serraglio di Milano, Bugo scappa (comprensibilmente) dal palco dell’Ariston dopo i celeberrimi versi modificati improvvisamente da Morgan. In quei momenti non lo sapevamo, ma Bugo che abbandona il palco dell’Ariston ha rappresentato – allo stato attuale – l’ultimo baluardo, l’ultimo argomento leggero di un’Italia spensierata, un’Italia inconsapevolmente felice. Un’Italia normale. Dopodiché, il Covid: inutile parlarne anche qui, ma ricordiamo che nel frattempo il Serraglio ha chiuso (come tanti altri locali milanesi) e il concerto di Bugo (come quasi tutti gli altri in suolo italiano) è stato rinviato più volte, salvo poi essere stato annullato.
Ed eccoci al 18 Luglio 2021: sembra essere passato un decennio dalla querelle Morgan-Bugo, da quando si era davvero felici: si riprova timidamente a ripartire, con l’entusiasmo di chi vuole ripigliarsi la vita che fu. È questo lo spirito del pubblico presente al Magnolia, non numerosissimo ma entusiasta di esserci: il mancato sold out è più che comprensibile a causa del perenne clima d’incertezza nel Paese, ma l’augurio è che il coraggio di chi ha creduto in questa serata (Costello’s, I Distratti e il Magnolia: organizzazione impeccabile a tutti i livelli, e l’artista, in giro per l’Italia) venga presto pesantemente ripagato, perché la sensazione impagabile di avere assistito ad un bel concerto, un concerto vero, è un qualcosa che mancava da davvero troppo tempo.
La serata è aperta dalla piacevole esibizione di Pianista Indie, ennesimo interessante prodotto della Mescal. È poi la volta, finalmente, dopo questo maledetto anno e mezzo, di Bugo, al qualche mancava il calore del pubblico (rigorosamente seduto, ma questo tocca fare) quanto a noi la sana grinta di chi sa stare sul palco. E si vede, eccome se si vede: Cristian Bugatti si conferma fin dalle prime note (Un alieno, Quando impazzirò) un frontman carismatico come pochi in Italia, coadiuvato da una band in forma smagliante. Il clima è quello di una grande festa, così come il sound spensierato dell’ultimo album (oltre ai due brani iniziali, ricordiamo anche Fuori dal mondo, Che ci vuole), che però regala anche una clamorosa, meravigliosa chicca malinconica come Mi manca, interpretata su disco insieme ad Ermal Meta.
Non mancano alcuni, splendidi episodi del passato rielaborati in chiave punkeggiante come Nel giro giusto, Io mi rompo i coglioni e un’epica C’è crisi, e non manca ovviamente Sincero, il brano dove tutto ebbe fine anziché avere inizio. A fare il Morgan della situazione, in quella che rimane – polemiche o meno – una canzone straordinaria è l’amico sincero (per l’appunto) Nicola Savino, bissando la memorabile esibizione in duetto allo scorso Dopo Festival, la cosa più bella vista nella folle settimana sanremese del 2020. Rimanendo a Sanremo, è poi la volta di una magistrale E invece sì, per poi lasciare spazio a tre eccellenti brani di chiusura come Casalingo, Come mi pare e Me la godo. E noi stasera ce la siamo davvero goduta, proprio come una volta.