Premessa dovuta: questo più che un live report è il racconto di una giornata. Non essere giornalista di professione – stipendio a parte – ha parecchi vantaggi, tra cui quella libertà del cazzeggio scritto propria di tutto ciò che è alternativo alla carta stampata. Sono reduce da un periodo alquanto merdoso della mia vita, culminato (giusto per non farsi mancare nulla) con un paio di concerti ai quali non sono potuto andare per vari problemi di salute, con relativi soldi del biglietto buttati nel cesso. Dopo qualche raro giorno di ferie (dovevo andare in Israele e Libano, per i suddetti motivi sono finito a Boario Terme: fate un po’ voi) torno al lavoro in farmacia e come primo cliente trovo un quasi cinquantenne americano che mi chiede la disponibilità di un dentifricio. Purtroppo devo ordinarlo e prima delle 19 non se ne parla: lui mi risponde che non può perché stasera suona all’Alcatraz e domani sarà già lontano da Milano. Dopo qualche domanda di rito, scopro di avere a che fare con Martin Wenk, trombettista e polistrumentista dei Calexico, il quale invita me e ragazza allo show, chiedendomi la cortesia di potere aver consegnato l’agognato dentifricio prima del live. Alle 20 scopro alla cassa accrediti dell’Alcatraz che il ragazzo è stato di parola, la security mi prende in consegna per spedirmi ad uno dei camerini dei Calexico. L’atmosfera è estremamente serena: il buon Martin mi riconosce e mi saluta felice, e pure Joey Burns (cantante e fondatore della band) è contento di scambiare due chiacchiere. Dopo la consegna dell’ormai famoso dentifricio ed una foto ricordo, esco dal camerino con la sensazione di avere avuto a che fare con due gran brave persone, serene e sinceramente felici della loro vita. Stasera l’Alcatraz ha la capienza ridotta (per chi non lo sapesse, il club di Via Valtellina per le serate più “intime” viene rimpicciolito tramite un gioco di teli che dimezza il parterre). La scelta però non si rivela troppo felice, perché la serata troppo intima non è: più di mille presenti, che forse avrebbero meritato di stare maggiormente larghi e comodi. Prima dei Calexico si esibiscono i Blind Pilot, band dell’Oregon che ha all’attivo tra le altre cose un tour americano dove i ragazzi si sono spostati (per migliaia di km) esclusivamente in bici. Imprese ciclistiche a parte, la musica folk dei Blind Pilot è estremamente piacevole e rilassante (con un paio di brani assolutamente degni di nota), perfetto preludio allo show dei Calexico. Dopo qualche canzone dei Sigur Ros diffusa in sottofondo, alle 21.40 sale sul palco la band di Tucson. Il loro alternative country rock in salsa messicana entusiasma il pubblico, con parecchio spazio lasciato ad “Algiers”, loro ultima fatica. Le canzoni – già ben prodotte su disco – dal vivo sono eseguite divinamente. John Convertino detta i ritmi alla perfezione, mentre Wenk e Valenzuela ai fiati costituiscono una coppia straordinaria. Certo, c’è da dire che la musica dei Calexico è maledettamente incoerente. Alcuni brani sono così messicaneggianti che (lo ammetto) risultano un po’ indigesti per un ottuso affezionato alle chitarre elettriche come il sottoscritto. Invece in altre canzoni del caldo Messico non c’è minimamente traccia: è il caso di una piccola gemma pop come Splitter, e soprattutto della emozionante All Systems Red, vero capolavoro della band. Ma è forse un delitto? Assolutamente no, perchè la loro è un’incoerenza calorosa, serena, creativa, rassicurante, mai pallosa. Sensazioni che nella vita servono. E pensare che tutto era nato da un dentifricio…
SETLIST: Epic – Across The Wire – Splitter – Roka – Dead Moon – Para – Minas De Cobre – Inspiracion – Sunken Waltz – Fortune Teller – Maybe On Monday – No Te Vayas – Corona – All Systems Red – Alone Again Or – Puerto – Crystal Frontier —encore 1— For Your Love – Sinner In The Sea – Guero Canelo —encore 2— The Vanishing Mind
A cura di Karol Firrincieli