Ogni volta che Carmen Consoli torna a Catania, si sa, è un po’ come se fosse la prima. E potrebbe sembrare banale sottolinearlo, quasi uno spunto privo di originalità, quasi un incipit telefonato e semplicisticamente romantico. Ma non lo è, che vi piaccia o no. Non lo è, perché basta vedere la gente. Basta guardarla in faccia, basta sentirla cantare, basta leggere l’attesa nei loro sguardi. E triplicare il tutto per ciascuna delle date che la cantantessa ha deciso di regalare alla propria città, nell’insolita cornice del centro Zo, stracolmo all’inverosimile in occasione di questo primo, particolarissimo rendez-vous. L’orario d’inizio, fissato per le 21.30, subisce un leggero (ed assolutamente preventivato) ritardo: circa venti minuti dopo, Besame Giuda apre le danze. Il pubblico si scalda immediatamente, il registro della serata è già chiaro: sarà lo show elettrico, duro, incazzato delle radici. Sarà il tripudio dell’album “Mediamente Isterica”, giunto al suo decennale da assoluto protagonista. Sarà davvero, un po’, come se fosse la prima volta. O quantomeno una delle prime. E così si prosegue, traccia dopo traccia, rapidamente ed intensamente: a Besame mucho segue la trascinante Puramente casuale prima, ed il rock graffiante di Sentivo l’odore poi. L’ordine dei pezzi, naturalmente, segue quello del disco: il pubblico sa già cosa l’aspetta, ma questo, piuttosto che affievolire l’entusiasmo, provoca l’effetto contrario. Ci si emoziona sulle note di Autunno dolciastro ed In funzione di nessuna logica, si urla a squarciagola con Ennesima eclisse ma anche, e soprattutto, con la splendida, inossidabile Geisha. Si danza al ritmo di Eco di sirene, ci si commuove con le bellissime Quattordici Luglio e Anello mancante e si rivive, tutti insieme, la meravigliosa storia di Contessa Miseria. Sino al momento de L’ultima preghiera, che prende dal vivo un’inaspettata, gustosissima piega noise. A questo punto, Carmen e la sua band si concedono qualche meritato minuto di pausa, per poi tornare sul palco e scambiare qualche parola col pubblico. “Il gioco di questo concerto – dice la Consoli – è pensare che il tempo sia congelato al 1998. Quindi possiamo soltanto eseguire brani precedenti a quella data”. E’ L’uomo meschino, infatti, a completare il quadro dedicato a “Mediamente Isterica”: dopo di che, lungo quattro, grandissime tracce, la cantautrice rivive parte del precedente, acclamatissimo “Confusa e felice” (1997). Alla dirompente Per niente stancasegue la magnifica Fino all’ultimo: la folla, nonostante tutto, ha ancora fiato da vendere. Dopo l’esecuzione dell’amatissima Venere, segue il successoneConfusa e felice, sul quale le tende dello spettacolo, purtroppo, sembrano essersi inevitabilmente chiuse. Un po’ a sorpresa, invece, c’è tempo per un ultimo, incantevole sussulto: con Quello che sento, infatti, la Consoli pone dolcemente la parola fine all’insegna del proprio esordio, “Due parole” (1996), e si congeda gentilmente. Al di là della non trascurabile confusione e, molto probabilmente, della pessima gestione legata alla vendita dei biglietti, quello che davvero interessa e soddisfa, al termine della serata, è fortunatamente la musica. La musica che appartiene a una figlia di questa città e con lei, indissolubilmente, alla città intera. La musica che ci permette, in quest’occasione, di rendere omaggio alla nostra sicilianità ed esclamare, orgogliosamente: minchia, che concerto!
SETLIST: Besame Giuda – Besame mucho – Puramente casuale – Sentivo l’odore – Autunno dolciastro – Ennesima eclisse – In funzione di nessuna logica – Geisha – Eco di sirene – Quattordici Luglio – Anello mancante – Contessa miseria – L’ultima preghiera —encore 1— L’uomo meschino – Per niente stanca – Fino all’ultimo – Venere – Confusa e felice —encore 2— Quello che sento
A cura di Michele Leonardi