Da due anni Damien Jurado mancava a Roma; e da due anni, forse, Roma mancava a Damien Jurado. L’occasione arriva puntuale però, a supporto dell’album “The Horizon Just Laughed”, ennesimo buonissimo capitolo di una discografia ormai ricca di picchi e povera di fossi. Luogo: Monk. Data: 30 Ottobre 2018, a meno di ventiquattr’ore da Halloween – ma non c’è da spaventarsi, anzi.
Se c’è una conchiglia in cui sentirsi al riparo dai mostri del mondo, da governi malati eletti in ogni parte del globo e imbecilli con indosso discutibili magliette nere – questa è la buona musica. Il delicato opening di Naomi Wachira, keniota di nascita e statunitense d’adozione, stabilisce subito il mood del concerto: un’esibizione intima, quasi sussurrata, per il solo strumento a corda a supporto della voce. La cantautrice porta soprattutto brani dall’ultimo “Song Of Lament”, chiudendo la performance con African Girl. Applausi, breve cambio palco, poi DJ.
Il Nostro è accompagnato dal compare Josh Gordon (chitarra, as well), col quale regala al pubblico un’ora e trenta minuti circa di catarsi – con eleganza, garbo, misura. Forse persino in troppa sostanza. La scaletta ha un raggio ampio, in cui non mancano chiaramente le ultime uscite (Allocate, Dear Thomas Wolfe, Percy Faith, Marvin Kaplan, 1973) ma c’è parecchio spazio per le vecchie (o vecchissime) gemme come Ohio, Rachel And Cali, Birds Tricked Into The Trees o le arcinote A.M. AM ed Exit 353.
Damien ha un atteggiamento abbastanza distaccato, quasi schivo, che potrebbe essere frainteso come disinteresse ma che in realtà è puro e semplice scheletro, materia prima, necessità. Dove tutto è e dev’essere spettacolo, ogni tanto fa bene tornare alle fondamenta. E ricordarsi che ogni edificio, ogni struttura prende vita da lì.