L’ultima volta che i Depeche Mode s’erano esibiti in Italia, nel 2009, in tanti li bollarono come una band sul viale del tramonto, a causa di performance – in modo particolare quelle di Dave Gahan alla voce – non all’altezza della fama vantata. Eppure soltanto tre anni prima, nel 2006, i due live consecutivi al Forum di Assago erano risultati talmente “top” da finire persino su un dvd celebrativo della due giorni. Questo “Delta Machine Tour”, dunque, era atteso da fan e non dei tre inglesi come un vero banco di prova, per capire se la mezza defaillance dell’ultima volta andava semplicemente perdonata e considerata un unicum in una carriera senza macchie.
La location della data milanese del tour è lo Stadio San Siro (così come per l’altra tappa italiana, a Roma, sarà lo Stadio Olimpico): di per sé la dimensione stadio lascia sempre un po’ a desiderare in quanto a resa acustica, a maggior ragione per band con un sound così ricco e stratificato come i Depeche Mode. Ma c’era davvero poco altro da fare al cospetto delle dimensioni raggiunte dal seguito di Dave Gahan e soci, una crescita mai attenuatasi negli anni e giunta adesso ai livelli delle più grandi produzioni mondiali (basti pensare che solo poche settimane fa era toccato a colossi come Bruce Springsteen e Bon Jovi esibirsi davanti alla stessa platea).
Alle 21.10 il dj-set techno-minimal (e un po’ truzzo, dai) che intrattiene il pubblico finisce, i due maxi-schermi ai lati del palco s’accendono e le parole Welcome To My World salutano San Siro. La traccia d’apertura del nuovo disco è stata scelta per aprire le setlist di questo tour, così come la conclusiva, Goodbye, le chiude. Gore alla destra del palco, illuminato da un occhio di bue, Fletcher dal lato opposto dietro le sue diavolerie elettroniche, Gahan al centro, pronto a infiammare una platea che è lì quasi esclusivamente per lui. Non che ci stia molto Dave a raggiungere lo scopo: già per la seguente Angel comincia a scaldarsi, rimanendo nel consueto gilet nero a petto nudo e tatuaggi bene in vista.
Walking In My Shoes – uno di quei pezzi anthemici che il pubblico ama cantare squarciagola – e la più recente Precious anticipano un binomio da pelle d’oca: Black Celebration, che a distanza di quasi trent’anni è ancora una delle tracce più intense dell’intera produzione dei Depeche Mode, e poi Policy Of Truth. Si susseguono la nuova Should Be Higher e una stupenda Barrel Of A Gun prima del momento Gore-centrico, con Martin da solo al centro del palco ad intonare prima Higher Love e, poi, una Shake The Disease in versione minimal.
I due singoli estratti da “Delta Machine” vengono eseguiti uno dopo l’altro: prima tocca ad Heaven, con tanto di videoclip che scorre sui maxi-schermi, poi a Sooth My Soul. Entrambe le tracce non sfigurano – e lo diciamo con piena convinzione – al cospetto di una setlist che sa tanto “best of”, ulteriore conferma di come i Depeche Mode abbiano fatto nuovamente centro con l’ultimo lavoro. Cosa che non può dirsi per la successiva A Pain That I’m Used To: l’avevamo già sentita dal vivo in quei concerti milanesi del 2006, in versione originale, e conoscendone l’impatto non si può apprezzare la versione remixata proposta questa sera, unico neo di un’esibizione per il resto perfetta.
A Question Of Time, immancabile in ogni concerto della band, vede il consueto roteare convulso di Gahan al centro del palco, asta del microfono alla mano, mentre Secret To The End anticipa la fine del set principale: Enjoy The Silence, cantata – come sempre – più dal pubblico che da Gahan, Personal Jesus (inaugurata con un intro rallentatissimo) e la già citata “Goodbye” dall’ultimo lavoro. Li si potrebbe vedere anche ogni settimana i Depeche Mode, non ci si abituerebbe comunque al fascino di “Enjoy The Silence” nella dimensione live.
Dopo qualche minuto di sosta, alle 22.55 la band risale sul palco per l’encore di rito. In realtà è inizialmente il solo Gore a ripresentarsi, per rubare ancora un po’ di spazio al protagonismo di Gahan: inevitabilmente è la volta di Home, in una versione acustica che lascia veramente senza fiato le decine di migliaia di persone accorse. C’è tempo anche per Halo prima del consueto finale col botto: Just Can’t Get Enough, che trasforma una location da eventi sportivi in un’enorme dancefloor, I Feel You, con Gahan che resta definitivamente a busto scoperto lanciando via il gilet, e poi Never Let Me Down Again, classicone con cui i Depeche Mode chiudono ogni loro performance da un bel po’ di anni a questa parte.
Dopo 2 ore e 20 minuti di concerto si conclude così questa tappa milanese dei Depeche Mode: tornando al quesito di inizio articolo, la location – a nostro personalissimo giudizio – non rende giustizia a gruppi del genere e non ha aiutato la band a raggiungere l’intensità di quei live al Forum di Assago del 2006, ma da qui a parlare di band bollita o senza più niente da dire ne passa. L’intensità con cui questi cinquantenni affrontano la platea ha dell’incredibile ancora oggi. E a Febbraio 2014 saranno nuovamente in Italia, al chiuso, di nuovo al Forum, a proseguire un tour trionfale che richiede a gran voce nuove tappe in ogni città toccata.
SETLIST: Welcome To My World – Angel – Walking In My Shoes – Precious – Black Celebration – Policy Of Truth – Should Be Higher – Barrel Of A Gun – Higher Love – Shake the Disease – Heaven – Soothe My Soul – A Pain That I’m Used To – A Question Of Time – Secret To The End – Enjoy The Silence – Personal Jesus – Goodbye —encore— Home – Halo – Just Can’t Get Enough – I Feel You – Never Let Me Down Again