Il miglior commento possibile per l’ennesimo sold out dei Depeche Mode nel nostro Paese è quello che una ragazza alle nostre spalle grida, circa a metà concerto, rivolgendosi a Dave Gahan: «Sei un animale!». Sorvolando sul fatto che, molto probabilmente, l’accezione che la donzella ha dato al grido avesse (più di) un qualcosa di carnale, resta il fatto che di animali trattasi. Animali da palcoscenico, macchine da guerra da live che non sbagliano un colpo e che triturano anche la platea più vasta che gli si para innanzi.
Era stato così lo scorso Luglio, sempre a Milano, allo Stadio San Siro. Figuriamoci adesso al Forum di Assago, location esponenzialmente più idonea di uno stadio ad ospitare un concerto dei Depeche Mode, intenti a portare avanti in questo 2014 la seconda tranche del tour a supporto di “Delta Machine”, il loro ultimo lavoro in studio.
La setlist della serata è, salvo qualche minima variante, la medesima che Gahan e soci portano in giro da un bel po’ di mesi a questa parte. Non ci soffermeremo ulteriormente, dunque, a commentare questa o quell’esecuzione, anche perché, nella pratica, non c’è una virgola fuori posto da nessuna parte. Ciò su cui poniamo l’attenzione questa volta è l’assoluta forma di spettacolo a 360° che riescono a mettere in piedi i Depeche Mode con una perfezione maniacale.
E’ un copione il loro, e chi come noi ha avuto la fortuna di incrociarli più di una volta (ma anche chi ne ha semplicemente seguito le gesta su YouTube) sa perfettamente in quale momento del live Gahan si toglierà la giacca rimanendo in gilet e quando svestirà anche quello per rimanere a torso nudo. Sa quando è il momento per Martin Gore di rimanere in solitario sul palco per eseguire in acustico le varie Slow, Blue Dress o Shake The Disease.
Sa che a un certo punto ancora Gahan volteggerà su sé stesso brandendo l’asta del microfono. Sa che prima lui e poi Gore passeggeranno sulla lunga pedana che parte dal palco e finisce lì, in mezzo al parterre. Sa che A Pain That I’m Used To ormai la ripropongono solo nella sua versione remix. Sa che durante Enjoy The Silence il pubblico avrà il suo momento di gloria, incitato da Dave a cantare a squarciagola il refrain.
Sa che Personal Jesus parte lenta, lentissima, ma che poi esplode in tutto il suo pulsare. Sa che dovrà prepararsi a scuotere le braccia a destra e sinistra durante la conclusiva Never Let Me Down Again. Sa di essere comprimario di lusso di una grandissima rappresentazione artistica che non si limita al solo aspetto musicale (vedi, ad esempio, i numerosi video che scorrono alle spalle della band).
Monotona questa routine? Nient’affatto. Perché, come per le grandi piece teatrali, ogni replica nasconde sempre qualche dettaglio da scoprire o apprezzare, nonostante la sua apparente identicità con le precedenti. E, come a teatro quando una compagnia supera sé stessa, alla fine sono solo applausi scroscianti.
Piccola nota di colore gli auguri di buon compleanno che, al rientro per l’encore di rito, Martin Gore invita a porgere a Peter Gordeno, polistrumentista che accompagna i Depeche Mode in tour. Così come la totale sintonia fra chi sta sul palco, con Gahan e Gore che in più di un frangente si scambiano abbracci e pacche sulle spalle, mettendo ancora una volta a tacere le voci di un’annosa rivalità artistica. O, in generale, i gesti d’intesa con Fletcher e il resto della band. Insomma, sembra filare tutto liscio come l’olio e ci auguriamo lo faccia ancora per tanto e tanto tempo.
SETLIST: Welcome To My World – Angel – Walking In My Shoes – Precious – Black Celebration – In Your Room – Policy Of Truth – Slow – Blue Dress – Heaven – Behind Th Wheel – A Pain That I’m Used To – A Question Of Time – Enjoy The Silence – Personal Jesus —encore— Shake The Disease – Halo – Just Can’t Get Enough – I Feel You – Never Let Me Down Again