Ormai da un po’ di anni a questa parte i Depeche Mode sono diventati, molto più che in passato, una vera e propria macchina da guerra live. I loro sono cicli serratissimi che passano dagli stadi/arene ai palazzetti a seconda della stagione, con una setlist rigidamente decisa all’inizio e che non amano affatto modificare in corso d’opera. Così, ogni nuovo appuntamento con loro ha poca sorpresa e molta curiosità sulla resa dei nuovi brani che ogni nuovo tour porta con sé. A San Siro c’è l’ultimo “Spirit” da presentare al pubblico milanese, dopo averlo fatto con quello romano e in attesa che anche i bolognesi possano goderne.
Ad aprire queste date italiane ci sono gli Algiers: lo stadio, va da sé, non è esattamente la dimensione giusta per una formazione come quella americana, che perde un bel po’ di impatto con tanti suoni che vanno a perdersi e confondersi nel marasma ambientale. Poco male, la sera prima li avevamo già visti alla Santeria Social Club, sempre a Milano, per un set da protagonisti in cui hanno presentato il loro meraviglioso secondo album “The Underside Of Power”, freschissimo di pubblicazione.
Passate da poco le 21.00 inizia lo spettacolo: Dave Gahan compare su una balconata allestita in fondo al palco e lunga quanto lo stesso, gli altri stanno giù e c’è Going Backwards a inaugurare la serata, primo estratto da “Spirit”. Il disco, che da queste parti è piaciuto parecchio, anche dal vivo conferma le ottime impressione avute: non a caso, Cover Me si rivela uno degli highlight del concerto, così come So Much Love, Poison Heart e il super singolo Where’s The Revolution, con Gahan e Gore particolarmente presi dallo svolgimento del compito, segno di come questi ultimi dischi per loro non siano semplici scuse per montare ancora una volta il carrozzone live.
La parte da protagonista, subito dopo la classe smisurata di Gahan e i brani stessi, la fanno i visual proiettati alle spalle della band, che tra immagini del trio realizzate ad hoc e animazioni che richiamano l’artwork di “Spirit” dettano il tempo dell’esibizione quasi quanto la batteria di Christian Eigner, che pesta come un dannato facendosi sentire molto più che negli scorsi tour (immaginiamo non per caso e non di sua iniziativa).
C’è il consueto momento in cui Gahan si defila lasciando spazio alla voce di Gore e, come spesso è accaduto, tocca all’accoppiata A Question Of Lust/Home, che dimostrano sempre, se fosse ancora necessario, come lo spazio interpretativo reclamato da Gore sia legittimo. Gli anni ’80 hanno il loro tributo con Everything Counts e Stripped in sequenza, prima del solito mastodontico finale con Enjoy The Silence e Never Let Me Down Again. Il pubblico acclama in adorazione, Gahan sfila sulla consueta passerella che attraversa la platea e ogni volta è come fosse la prima nonostante ciascuno dei presenti conosca a menadito il copione.
Nell’encore c’è ancora spazio per Gore in solitario con Somebody e per altri tre classiconi come Walking In My Shoes (con la scritta “It’s No Good” che compare sullo schermo lasciando sperare nel singolo da “Ultra”), I Feel You e Personal Jesus con cui i Depeche Mode salutano, intervallate dall’omaggio a David Bowie con Heroes: ecco, non può certo dirsi una brutta reinterpretazione quella della band, ma in tutta onestà neanche la migliore possibile.
Dopo poco più di due ore i Depeche Mode si ritirano con l’ennesima prova fisica e brillante che li rende una delle poche certezze in un panorama di “vecchi” del mestiere che poco a poco sta cominciando a scadere. Mentre usciamo, serpeggia già tra la gente l’organizzazione per l’acquisto dei tagliandi per le nuove date invernali appena annunciate. Ci saremo anche noi, di nuovo, sempre, perché il loro è un richiamo davvero irresistibile.
SETLIST: Going Backwards – So Much Love – Barrel Of A Gun – A Pain That I’m Used To – Corrupt – In Your Room – World In My Eyes – Cover Me – A Question Of Lust – Home – Poison Heart – Where’s The Revolution – Wrong – Everything Counts – Stripped – Enjoy the Silence – Never Let Me Down Again —ENCORE— Somebody – Walking In My Shoes – Heroes (David Bowie cover) – I Feel You – Personal Jesus