Cominciamo dalla fine, ovvero dal day after, dal dannatissimo fischio alle orecchie che non tende a scemare. No, nessun Jet è passato tre metri sopra la nostra testa, ma pur sempre di “J” si sta parlando: abbiamo semplicemente commesso l’errore di piazzarci in prima fila davanti alla montagna di Marshall di J Mascis. E Jay con la chitarra non perdona, spara raffiche ad altezza uomo che a L’Aia dovrebbero aprire un’inchiesta per crimini contro l’umanità. Come avrete capito, ai Mercati Generali di Catania erano di scena i Dinosaur Jr, in un giorno e per un’occasione speciale, ovvero alla vigilia della pubblicazione internazionale di “I Bet On Sky”, nuovo album della band americana. La serata si apre alle 22.30 con un guest d’eccezione, lo stesso Lou Barlow che si esibisce in solitario accompagnato dalla sola chitarra acustica. I brani eseguiti fanno parte, com’era previsto, del suo repertorio extra-Dinosaur, qualche puntatina ai Sebadoh (compreso un nuovo pezzo presentato per l’occasione) e un paio di cover, fra cui Imagine di John Lennon (Barlow scherza sulla notorietà del pezzo fingendo di non ricordarne l’autore) e una stupenda Hey Hey, My My di Neil Young. E non sembra essere un caso che il pezzo di Young reciti la frase “rock and roll can never die”, perché è ascoltando band come i Dinosaur Jr che ci si riconcilia col rock chittara-basso-batteria in un’epoca in cui sono i computer a farla da padroni. Alle 23.30 Mascis, Murph e Barlow salgono sul palco. Lou è fra i tre l’anfitrione, dialoga col pubblico e si concede anche qualche battuta, mentre Mascis non proferirà parola praticamente per tutta la durata del set, fatta eccezione per un paio di laconici “ok” biascicati di tanto in tanto. La scaletta ai piedi di Mascis è semplicemente enorme, con lettere scritte a caratteri cubitali: Jay non deve vederci così bene da lontano… E in questa scaletta, ovviamente, compaiono i brani del nuovo lavoro in studio della band, eseguiti per la prima volta dal vivo, come tiene a precisare lo stesso Barlow nel presentare Watch The Corners, il primo singolo estratto. Non mancano comunque i classici dei dinosauri, da Just Like Heaven (arcinota cover dei Cure divenuta uno dei pezzi preferiti dai seguaci della band) a Repulsion (direttamente dal primo omonimo album del 1985). Murph picchia sulle pelli che neanche a vent’anni, Barlow salta sul palco e si dedica ai cori, mentre Mascis violenta la sua chitarra, coadiuvato da una pedaliera immensa che sembra possa fare da un momento all’altro anche il caffè. Dopo i due encore di rito, all’1.25 i feedback di Mascis e Barlow (rimasto fino alla fine sul palco) smettono di stridere: le orecchie tirano un momentaneo sospiro di sollievo in attesa del fischio di cui a inizio report. Ma in fondo chissenefrega, vogliamo essere banali: rock and roll can never die.
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A cura di Emanuele Brunetto