Lo dicevamo nella nostra recensione di “New Long Leg”, il loro esordio sulla lunga distanza pubblicato lo scorso anno, di come i Dry Cleaning e soprattutto lo spoken ambizioso di Florence Shaw paghino pegno ai Sonic Youth e nello specifico a Kim Gordon. Fa dunque un certo effetto vederli all’opera dal vivo per la prima volta, dopo i consueti rinvii subiti da tutti i tour, proprio il giorno del sessantanovesimo compleanno di Gordon, una cui Shaw deve davvero, davvero tanto in termini di approccio al microfono e al parlato/(non)cantato.
I tanti riferimenti che i Dry Cleaning hanno ingurgitato per la realizzazione del disco (con relativa crescita rispetto agli EP che ne avevano inaugurato la discografia), anche nella dimensione live si sentono fortissimi: dei Sonic Youth abbiamo già detto, al netto della marcata componente noise dei newyorkesi, poi c’è il consueto gorgo di post punk e no wave che ha probabilmente nei The Fall di Mark E. Smith uno dei maggiori punti di contatto, sebbene ai Dry Cleaning manchi una vera e propria attitudine punk.
Che Shaw non sia una rockstar è evidente e sembra saperlo benissimo anche lei stessa, tanto che la sua presenza sul palco risulta essere quasi un corpo estraneo, a tratti etereo con quella coltre blu che le luci le cuciono addosso, spesso anche buffo se si fa caso alle sue smorfie e al modo in cui sgrana gli occhi guardando la sala; i suoi testi spesso nonsense acuiscono l’effetto straniante, perché se al centro c’è lei così come l’abbiamo descritta, intorno ha dei musicisti che in realtà rispecchiano classici stereotipi rock. L’insieme funziona e funziona molto bene, con il basso tipicamente post punk di Lewis Maynard che fa davvero il buono e il cattivo tempo di praticamente ogni pezzo della setlist.
Una setlist che i Dry Cleaning snocciolano quasi senza soluzione di continuità e che inevitabilmente ha il suo passaggio più incisivo nel singolo Scratchcard Lanyard che chiude il set, il perfetto compendio delle varie anime e ispirazioni che la formazione londinese ha nelle proprie corde. La prova del palco è sempre fondamentale, specie nella (ri)valutazione di una band all’esordio: i Dry Cleaning si confermano anche in questo senso una realtà tra le più interessanti in circolazione, con eccessi mai troppo eccessi e una invidiabile fluidità anche dal vivo.