Il travolgente hype montato negli ultimi due anni intorno a Tahliah Barnett ha fatto di questa sua unica data italiana al Fabrique di Milano uno degli eventi più attesi del 2015. Evento e non concerto, perché chi aveva già avuto occasione di vedere all’opera FKA Twigs – anche solo tramite YouTube – sapeva perfettamente cosa doversi attendere: non solo musica ma una performance a tutti gli effetti, perché Tahliah accompagna la sensualità della sua voce con una danza che ne amplifica esponenzialmente gli effetti.
Con un’ora scarsa di ritardo sul timing inizialmente previsto, alle 22.55 si spengono le luci e parte l’intro che funge da viatico per Preface, apertura consueta delle esibizioni di Twigs (o in qualsiasi altro modo la si voglia chiamare, viste le beghe legali degli ultimi tempi) così come del suo folgorante esordio LP1, album che lo scorso anno ha cristallizzato le buonissime sensazioni avute in precedenza con “EP1” ed “EP2”.
Il palco allestito è scarno, i tre elementi della band che la supporta stanno più di un passo indietro ad armeggiare fra pad, basso e strumentazione varia, le luci non sono mai invasive e anche loro hanno il ruolo di cornice che esalta la protagonista Tahliah. Lei, dal canto suo, avvolta in un body nero velato in più punti, una gonna chiara lunga fino alle caviglie che lascia frequentemente scoperte le gambe, non si fa pregare e dà in pasto al pubblico ciò che questo si aspetta: movimenti ora sinuosi ora scattanti, fra l’etnico e l’extraterrestre, una messa in movimento delle parole stesse che scandisce. È flessibile come un bambù, s’inarca quasi fino a toccare terra, muove senza apparente logica gli arti dipingendo figure che di geometrico hanno ben poco, asseconda i beat con le mani, si propende verso il pubblico fulminandolo con lo sguardo.
Mille effetti filtrano tanto la voce di Twigs quanto la stessa strumentazione, le hit della sua ancor breve produzione infiammano un pubblico che pare estremamente ricettivo: Video Girl è una bomba, Numbers si dimostra anche dal vivo il compendio di ciò che è oggi il progetto FKA Twigs, Pendulum e Two Weeks traghettano il tutto verso la fine in modo dirompente.
L’artista britannica mostra un certo distacco nei confronti della platea, lei lì sul palco come fosse una Dea e tutti gli altri giù in adorazione, agognandone le attenzioni. Solo nel finale viene fuori un po’ dell’umanità di Tahliah, che ringrazia i presenti per essere accorsi a questa sua “first time in Italy”. Poi, dopo poco più di un’ora, scompare con la leggiadria con cui era comparsa, senza lasciare traccia dietro di sé, tanto che viene da chiedersi: era reale o solo l’ennesimo, mitologico incontro ravvicinato con una creatura aliena?
Galleria fotografica su Flickr
SETLIST: Preface – Hide – Video Girl – Water Me – Lights On – Give Up – Figure 8 – Numbers – Papi Pacify – Ache – Pendulum – Kicks – Two Weeks – How’s That