Nell’ultimo decennio il mondo della musica ha sfornato una quantità notevole di dive pop che hanno vertiginosamente innalzato il livello della qualità, precedentemente affossato dalle Lady Gaga del caso: Adele, Lana Del Rey, la compianta Amy Winehouse ed ovviamente Florence Welch. D’accordo, in teoria parliamo di una band (Florence And The Machine) ed effettivamente i musicisti, nel live che vi stiamo per raccontare, hanno svolto un ruolo fondamentale. Ma sarebbe intellettualmente disonesto non mettere le cose in chiaro: trattasi di band di contorno, visto che la protagonista indiscussa della serata è solo la diva rossa, che dal vivo riesce a incantare più che su disco (e non è certo cosa da poco).
L’attesa (resa più lunga anche dai minuziosi controlli all’esterno: visti i fatti parigini, ben vengano) è allietata dai britannici Palma Violets che, nonostante il ruolo da comprimari della serata, meritano sicuramente una menzione positiva. I ragazzi sanno suonare bene il loro garage rock e le melodie convincono appieno: irresistibile nello specifico il loro omaggio natalizio, “Last Christmas On Planet Earth”, che chiude il piacevolissimo set, ben diverso da tanti disastrosi opening act ai quali abbiamo assistito in passato.
Nella mezz’ora di pausa tra un live e l’altro, si fa notare la scenografia: imponente ma sobria al tempo stesso, rappresenta alla perfezione il personaggio Florence che, a differenza dei musicisti, sbuca quasi in sordina tra il suo pubblico, la sua gente. Il rapporto quasi simbiotico con i fan (che hanno organizzato una splendida e colorata coreografia) è un’altra componente fondamentale dell’artista che per eleganza, leggiadria, capacità vocali e presenza scenica non ha attualmente eguali al mondo: genuinamente passionale e mai volgare, fiera testimone di una raffinatezza che rimanda a epoche passate.
Con tre dischi alle spalle, poi, è facile metter su una setlist contraddistinta da un altissimo tasso di qualità, dove trovano spazio tante canzoni e tanti stili. L’epicità dell’iniziale What The Water Gave Me mette subito le cose in chiaro sul taglio dato al concerto, mentre il pop rock spensierato di Ship To Wreck fa danzare tutto il Forum. C’è ovviamente spazio per tre episodi di gioia pura che rasentano la perfezione (l’intima How Big, How Blue, How Beautiful, Shake It Out, e Dog Days Are Over) e per quella che è a tutti gli effetti una delle più belle cover mai concepite nella storia della musica (You’ve Got The Love, capolavoro dei The Source).
I momenti più belli arrivano però verso la fine, quando Florence sfrutta al meglio la sua band (impressionante la sezione ritmica): le esecuzioni di Queen Of Peace e What Kind Of Man sono semplicemente devastanti, degne rappresentanti di una macchina da guerra perfetta. L’unico neo è forse rappresentato dalla scelta dei bis (Mother, Wich Whitch e Drumming Song) che non emozionano come i momenti topici sopra menzionati, ma sono semplici dettagli di una serata epica. Lunga vita a Florence Welch, vera diva e modello artistico sano per tante ragazze. In un mondo dove la volgare mercificazione della donna è una costante (leggasi: mignotte in TV, sempre e dovunque), non è un ruolo sociale da sottovalutare.
SETLIST: What The Water Gave Me – Ship To Wreck – Rabbit Heart (Raise It Up) – Third Eye – Delilah – You’ve Got The Love – How Big, How Blue, How Beautiful – Shake It Out – Cosmic Love – Long & Lost – Queen Of Peace – What Kind Of Man – Spectrum – Dog Days Are Over —encore— Mother – Which Witch – Drumming Song