Con i Supergrass che di tanto in tanto si rifanno vivi per poi tornare su in soffitta a farsi ricoprire di ragnatele, Gaz Coombes s’è ritagliato nell’ultima decina di anni una credibile carriera da solista, giunta in quest’inizio 2023 al quarto tassello discografico. “Turn The Car Around” è un piccolo gioiello di pop psichedelico (come dicevamo in sede di recensione del disco) che non ci ha messo molto a farsi apprezzare per ricerca delle melodie e per l’eleganza degli arrangiamenti, complice anche una band dotata e numericamente consistente che ne asseconda ogni evoluzione nel corso dei pezzi.
Alla Santeria di Milano va in scena l’unica data italiana del tour a supporto del nuovo album: il pubblico non è esattamente quello delle grandi occasioni, la sala è tutt’altro che stracolma e l’età media è quella di chi c’ha lasciato un pezzo di cuore in quella fenomenale seconda metà dei ’90 in cui i Supergrass s’erano distinti nel marasma britpop. Ma poco male, perché l’atmosfera è avvolgente e Gaz e i suoi sembrano decisamente presi bene. I suoi: come dicevamo poco su, la band è numerosa, ben sette elementi oltre lo stesso Coombes, una formazione che riesce così a replicare anche dal vivo tutti i dettagli che hanno fatto di “Turn The Car Around” il (bel) disco che è.
Gaz parla molto col pubblico in sala, ringrazia tutti interrompendo appositamente l’iniziale Don’t Say It’s Over (highlight assoluto dell’album) per poi riprenderla, presenta qualcuno dei nuovi pezzi, parla della figlia cui è dedicata Not The Only Things e si destreggia tra la chitarra acustica, l’elettrica e il piano (protagonista pressoché unico della meravigliosa Sonny The Strong), sfoderando una voce che non pare affatto scalfita dal tempo, anche quando c’è da forzare un po’ come nella conclusiva The English Ruse, brano estratto da “Matador” del 2015.
L’ora e mezza abbondante di live scorre così veloce, Coombes dà appuntamento a pochi minuti dopo la fine del concerto a chi avrà voglia di incontrarlo, “for some signs” o magari una foto ricordo. Che in fondo di quello si tratta, di incontrare un amico, un amico che sa benissimo da dove viene (da dove veniamo, tutti) ma ha anche un’idea chiarissima di dove sta andando. Ed è un’idea che a noi piace senza dubbio molto.