Chi conosce Howe Gelb sa che lui è un vecchio lupo del deserto. Vent’anni di carriera a suonare country, blues, jazzaccio avvinazzato, tex mex nei primi vagiti dei Calexico, psichedelia ricoperta di sabbia del sud. Nella sua carriera non c’è spazio per i dubbi: lui è spinoso e simpatico, come uno di quei cactus che ci sono a Tucson, in Arizona, la sua casa. Lui è un vero bluesman, così ombroso, ma così soffice alle volte. Lui è selvatico e ammaestrato contemporaneamente. Howe, con il tour del 2009, porta in Italia (Torino, Roma, Ravenna, Padova, Milano) l’ennesima rincarnazione dei suoi leggendari Giant Sand. Più di una band: “uno stato d’animo”come spesso ripete nelle interviste. I “nuovi” Giant Sand “riformatisi” in Danimarca nel 2003 grazie all’apporto di musicisti come Peter Dombernowsky alla chitarra, Anders Pederson al basso e Thogers Lund alla batteria (tutti già con Gelb nel suo disco solista “The Listener”) sono una band compatta. Nel 2004, con questa formazione, “il gigante di sabbia” ha pubblicato “It’s All Over The Map”, disco che allontanò le voci di scioglimento del progetto. L’anno scorso, invece, è stata la volta di “Provisions”, ultimissima uscita di Gelb. Ed è questo album il protagonista assoluto del concerto dei Giant Sand all’Init di Roma. Sostrato jazz con dolci jam di pianoforte, contrabbasso e batteria; country misurato dalla bellissima voce di Gelb; swing irresistibili soprattutto se suonati come fossero maledetti blues. Howe si presenta col suo pizzetto brizzolato e due copricapi in testa: un berretto da baseball sovrastato da un cappello da cowboy. Ogni tanto ne leva uno, dipende da cosa si metterà a suonare. La band lo venera come un totem, tutti gli occhi sono puntati sui suoi movimenti. Solo il pancione di Lonna Kelley cantautrice di Phoenix ai cori dei Giant, gli ruba qualche sguardo intenerito. Ad ammirarlo assieme al pubblico ci sono pure i componenti degli Adem, band inglese che si era esibita, in un mix di lo-fi e folk rock, di spalla ad Howe e compagni ed è un piacere per le orecchie ascoltare questo combo un po’ americano e un po’ europeo. Un’ottima soundtrack della notte. Così, tutto d’un fiato, i Giant Sand. Come si manda giù un cicchetto di whiskey in Arizona.
* Foto a cura di www.flickr.com/photos/studio_koku
A cura di Riccardo Marra