Neanche il tempo di porgere alla cassiera dei Mercati Generali il corrispettivo del primo di una lunga serie di drink che già Nicola Manzan sta stuprando i padiglioni auricolari degli astanti con le bordate soniche del suo progetto Bologna Violenta, di cui è unico e solo intestatario. Il formato one-mand band non è il massimo da un punto di vista estetico (nei momenti in cui Manzan non si accanisce sulla chitarra è costretto a star fermo), ma sotto il profilo sonoro sono dolori allo stato puro. Bologna Violenta è un convulso incubo metropolitano con basi industrial ipercinetiche sulle quali si staglia la chitarra di Manzan che è affilata come quella dei Ministry. Inframezzati da alcuni stacchi parlati che paiono presi da dei b-movies distopici, i micro-frammenti che fluiscono senza soluzione di continuità hanno una carica annichilente notevole. Sentirsi arrivare quella roba lì addosso è buona esperienza per sadici. Progetto molto interessante di estremismo sonoro. Il cambio palco è una sveltina, il nostro drink però si è già dimezzato e tutta la cricca del Teatro degli Orrori si sta già disponendo sul palco, pronta per dare il via alle danze. E il via èDue, tratta dal nuovo album “A Sangue Freddo” che, come da copione, fornirà la stragrande maggioranza del materiale eseguito durante il concerto. Capovilla e soci appaiono abbastanza rodati e in forma, anche se il vocalist è già in avanzato stato di ubriachezza. L’aria comincia a riscaldarsi già al quinto brano con la title-track dedicata all’attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa, e si fa toccante con l’incipit della successiva Padre Nostro e dell’ottima – anche in sede live – Majakovskij. Capovilla si mantiene sempre vicino al bordo del palco per tenere vivo il contatto con un pubblico molto giovane e partecipe e che canta i momenti più celebri della produzione della formazione italiana. Sul palco i cinque (di cui fanno parte anche Nicola Manzan alla chitarra e il bassista Tommaso Mantelli, entrati un paio di mesi fa) fanno la loro porca figura, con una postura a metà tra il carismatico e l’inquietante. Il set è abbastanza energico nonostante a metà concerto si registri una certa flessione (forse Maria Maddalena dal vivo, vista la lunghezza, non è il massimo). Arriva Direzioni Diverse e il pubblico zompetta e poga di brutto con l’inizio tempestoso di Il Terzo Mondo e la caustica Alt!. Capovilla, progressivamente più sbronzo di canzone in canzone, arringa ogni tanto la platea con piccole chiose di critica sulla condizione penosa del nostro paese, idee espresse a più riprese anche nelle interviste che il frontman veneziano ha rilasciato di recente. Il nostro drink in tutto questo è bello e finito e pensare di andarne a prendere un altro con la calca che c’è sulle scale è roba da folli: la discesa verso gli inferi dell’ubriachezza riprenderà al termine del concerto. La cui prima parte si chiude con una Mai Dire Mai bella tosta e la sempre toccante La Canzone di Tom, che però senza la chitarra acustica perde un po’ di raffinatezza. La band ringrazia, fa finta di andarsi a sciacquare nei camerini, il pubblico urla “fuori fuori”, insomma, solita roba da concerto che non è ancora finito, anche perché i pezzi forti del primo disco se li son tenuti in tasca. E li tirano fuori una volta di nuovo sul palco – ma bisogna subito dire che da qui in poi i suoni sono un po’ andati a farsi benedire – con la trafila dei primi cinque brani della tracklist de “L’Impero delle Tenebre”. Dio Mio fa sempre un male boia, ad E Lei Venne! però abbiamo notato la differenza tra Mantelli ed il vecchio bassista Giulio Ragno Favero: eh beh, il riff iniziale di basso non s’è proprio capito. Chiude Compagna Teresa richiesta a più riprese durante tutto il concerto da qualche voce che si levava dal pubblico: alla fine sono stati tutti accontentati. L’unica grande assente è stata Carrarmatorock: sigh, perché? Ammettiamolo, gran bel concerto, la band non ha sbagliato pressoché nulla, c’è un po’ di rammarico però per la qualità dei suoni andata via via degradandosi verso la fine. Dopo aver già ripreso alla grande le nostre scorribande alcoliche scorgiamo fuori dalla sala tutti i membri del gruppo intenti a parlare coi fans. Capovilla sempre più sorridente e alticcio si becca le nostre congratulazioni altrettanto alticce e poi foto e cazzeggi vari. Quando la distanza tra musicista e pubblico, fuori dal palco, è pressoché inesistente.
SETLIST: Due – Per nessuno – La vita è breve – E’ colpa mia – A sangue freddo – Padre Nostro – Majakovskij – Il turbamento della gelosia – Maria Maddalena – Direzioni diverse – Il terzo mondo – Alt! – Mai dire mai – La canzone di Tom —encore— Vita mia – Dio mio – E lei venne – Compagna Teresa – L’impero delle tenebre
(“E’ Colpa Mia” live @ Mercati Generali, Catania)
A cura di Marco Giarratana